Il caso Fidinam-Pandora riporta d'attualità il tema delle «relazioni d'interesse» tra politica e parastato
Nel 2016 il Gran Consiglio aveva bocciato un'iniziativa parlamentare del deputato Giancarlo Seitz che ora rilancia: «Chi si candida ad una carica dovrebbe rendere pubblica la propria dichiarazione d'imposta».
BELLINZONA - L’ultima volta era stata buttata in farsa con il consigliere di Stato Norman Gobbi che, davanti al Parlamento, aveva dichiarato la propria appartenenza al “Cassoeula Club Ticino”: «Grazie alla mia passione culinaria - disse - ho scoperto che un deputato vostro collega cucina molto bene le lumache in umido. Senza bisogno di inutili relazioni d’interesse». Era il 6 giugno 2016, cinque anni e per il ministro parecchi chili fa, quando il Gran Consiglio, con 48 voti contro 34, bocciò l’iniziativa parlamentare del deputato leghista Giancarlo Seitz che voleva obbligare i candidati alle elezioni politiche e in magistratura a dichiarare ogni genere di relazioni d’interessi con ogni società, ente o gruppo. Pena la nullità delle candidature. Il testo di Seitz, forse proprio perché allargava il concetto di trasparenza anche alle appartenenze di credo (dalla religione alla massoneria) andò a sbattere contro il muro di Ppd, Plr e della stessa Lega. Solo socialisti, ecologisti e qualche radicale sparso sostennero la proposta.
Il danno di reputazione - Del tema della trasparenza dei politici si tornerà tuttavia presto a discutere in Parlamento. Non fosse che per l’interrogazione con cui ieri Carlo Lepori (Ps) e altri due deputati socialisti hanno scritto di «reputazione della SUPSI a rischio» per il ruolo che il presidente della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, Alberto Petruzzella, nonché la docente SUPSI (e municipale di Lugano) Karin Valenzano Rossi ricoprono in Fidinam. Entrambi sono consiglieri d’amministrazione in quella che Lepori, sull'onda della stampa, definisce «una fabbrica di società offshore». Da qui la domanda al Consiglio di Stato se il ruolo dei due membri SUPSI sia compatibile, ma soprattutto se «non ritiene opportuno che tutti coloro che occupano posti di responsabilità negli enti statali e parastatali, in particolare USI e SUPSI» chiedano «autorizzazione» al Governo per assumere funzioni nei vari CdA. Per evitare «posizioni che cagionano danno di reputazione all'Ente pubblico».
Pubblicare il reddito dei politici - Non ha cambiato idea sulla necessità di trasparenza totale da parte di chi rappresenta lo Stato il deputato Giancarlo Seitz, tornato da qualche mese in Parlamento: «Un politico non dovrebbe avere vergogna di dichiarare se è ateo, cattolico o massone» dice a Tio/20Minuti. Il granconsigliere resta dunque convinto che «un politico o un magistrato non debbano indossare mai delle maschere». Di più, «chi si candida per una carica dovrebbe rendere pubblica la propria dichiarazione d'imposta. La questione è semplice: come cittadino ho diritto di sapere a chi do le chiavi di casa. Tanto più se la casa si chiama Ticino».