Uno dei corsi d'acqua più lunghi del Marocco non arriva più a toccare il Mediterraneo
È l'acqua salata del mare che sta facendo la strada opposta, devastando i raccolti
SAIDIA - «È la prima volta nella sua storia che il Moulouya (o Muluia, ndr) non sfocia più in mare».
La preoccupazione è dipinta sul volto di Mohamed Benata, ambientalista marocchino, che guarda e tocca il terreno, secco, dove una volta c'era la foce del fiume, a pochi chilometri dalla città di Saidia. Il prosciugamento di uno dei fiumi più lunghi del Marocco, che sfociava nel Mediterraneo, minaccia sia i terreni agricoli che la biodiversità.
Ma non solo: mentre l'acqua dolce del fiume si ritira, l'acqua salata del mare avanza verso l'entroterra, insinuandosi nelle falde acquifere intorno al letto del fiume, mandando in rovina gli agricoltori. L'acqua del mare è infatti devastante per la coltivazione dei terreni, a causa dell'eccessiva salinità. L'impatto del fenomeno è già visibile sui raccolti: sulla riva destra del fiume, nel comune di Karbacha, i meloni sono di un giallo pallido e deformi. «Nemmeno i cinghiali li vogliono», spiega il proprietario del terreno ad un reporter dell'agenzia stampa AFP, «tutto è morto a causa della scarsità di pioggia e soprattutto della salinità del fiume».
«Una pessima gestione»
La colpa non viene però attribuita solo a cause naturali.
L'agricoltore Mustapha, come una decina di altri incontrati sul posto dai reporter, incolpano la «pessima gestione» dell'acqua e delle infrastrutture da parte delle autorità della regione. Le infrastrutture sarebbero troppe («due irrigatori e tre dighe») e ingiuste («l'acqua dolce è distribuita ingiustamente, favorendo chi ha alberi di frutta»).
Il Governo però non ci sta: un portavoce del Ministero dell'agricoltura è convinto che il problema del prosciugamento del fiume sia dovuto principalmente alla siccità. «È vero che gli irrigatori hanno un impatto sul flusso del fiume, ma degli studi sono stati effettuati a monte per evitare qualsiasi squilibrio».
Anche la distribuzione definita «ingiusta» sarebbe causa sempre dell'emergenza attuale: «L'acqua dolce è distribuita in priorità all'arboricoltura piuttosto che all'orticoltura perché stiamo vivendo una situazione eccezionale di siccità». Il ragionamento implica che un albero distrutto richiede più tempo per essere sostituito rispetto ad una piantagione stagionale.
Un futuro tutt'altro che roseo
Le previsioni per i prossimi anni non portano con sé alcun ottimismo. Secondo un rapporto del Ministero, l'aridità in Marocco è destinata ad aumentare progressivamente fino al 2050 a causa di due trend: la diminuzione prevista delle precipitazioni (-11%) e l'aumento della temperatura (+1,3°C). La disponibilità d'acqua diminuirà quindi ancora e ancora, seccando anche il futuro dei proprietari dei terreni.
I giovani della regione, rassegnati, stanno quindi cercando nuove opportunità altrove: «Mi rattrista vedere i miei figli costretti a lavorare altrove, in altre fattorie, quando noi abbiamo la nostra terra», lamenta un contadino.
Non solo l'agricoltura però: la foce del fiume ospita anche una delle riserve naturali più ricche della regione, ma la sua fauna e la sua flora «non ne usciranno indenni», è convinto Benata, che rimane ad osservare ciò che non c'è più.