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MAROCCOQuel fiume che non sfocia più in mare, il triste caso del Moulouya

15.11.21 - 11:07
Uno dei corsi d'acqua più lunghi del Marocco non arriva più a toccare il Mediterraneo
AFP
Mohamed Benata, su quella che era una volta la foce del fiume Moulouya.
Mohamed Benata, su quella che era una volta la foce del fiume Moulouya.
Quel fiume che non sfocia più in mare, il triste caso del Moulouya
Uno dei corsi d'acqua più lunghi del Marocco non arriva più a toccare il Mediterraneo
È l'acqua salata del mare che sta facendo la strada opposta, devastando i raccolti

SAIDIA - «È la prima volta nella sua storia che il Moulouya (o Muluia, ndr) non sfocia più in mare».

La preoccupazione è dipinta sul volto di Mohamed Benata, ambientalista marocchino, che guarda e tocca il terreno, secco, dove una volta c'era la foce del fiume, a pochi chilometri dalla città di Saidia. Il prosciugamento di uno dei fiumi più lunghi del Marocco, che sfociava nel Mediterraneo, minaccia sia i terreni agricoli che la biodiversità.

Ma non solo: mentre l'acqua dolce del fiume si ritira, l'acqua salata del mare avanza verso l'entroterra, insinuandosi nelle falde acquifere intorno al letto del fiume, mandando in rovina gli agricoltori. L'acqua del mare è infatti devastante per la coltivazione dei terreni, a causa dell'eccessiva salinità. L'impatto del fenomeno è già visibile sui raccolti: sulla riva destra del fiume, nel comune di Karbacha, i meloni sono di un giallo pallido e deformi. «Nemmeno i cinghiali li vogliono», spiega il proprietario del terreno ad un reporter dell'agenzia stampa AFP, «tutto è morto a causa della scarsità di pioggia e soprattutto della salinità del fiume».

«Una pessima gestione»
La colpa non viene però attribuita solo a cause naturali.

L'agricoltore Mustapha, come una decina di altri incontrati sul posto dai reporter, incolpano la «pessima gestione» dell'acqua e delle infrastrutture da parte delle autorità della regione. Le infrastrutture sarebbero troppe («due irrigatori e tre dighe») e ingiuste («l'acqua dolce è distribuita ingiustamente, favorendo chi ha alberi di frutta»). 

Il Governo però non ci sta: un portavoce del Ministero dell'agricoltura è convinto che il problema del prosciugamento del fiume sia dovuto principalmente alla siccità. «È vero che gli irrigatori hanno un impatto sul flusso del fiume, ma degli studi sono stati effettuati a monte per evitare qualsiasi squilibrio».

Anche la distribuzione definita «ingiusta» sarebbe causa sempre dell'emergenza attuale: «L'acqua dolce è distribuita in priorità all'arboricoltura piuttosto che all'orticoltura perché stiamo vivendo una situazione eccezionale di siccità». Il ragionamento implica che un albero distrutto richiede più tempo per essere sostituito rispetto ad una piantagione stagionale.

Un futuro tutt'altro che roseo
Le previsioni per i prossimi anni non portano con sé alcun ottimismo. Secondo un rapporto del Ministero, l'aridità in Marocco è destinata ad aumentare progressivamente fino al 2050 a causa di due trend: la diminuzione prevista delle precipitazioni (-11%) e l'aumento della temperatura (+1,3°C). La disponibilità d'acqua diminuirà quindi ancora e ancora, seccando anche il futuro dei proprietari dei terreni.

I giovani della regione, rassegnati, stanno quindi cercando nuove opportunità altrove: «Mi rattrista vedere i miei figli costretti a lavorare altrove, in altre fattorie, quando noi abbiamo la nostra terra», lamenta un contadino.

Non solo l'agricoltura però: la foce del fiume ospita anche una delle riserve naturali più ricche della regione, ma la sua fauna e la sua flora «non ne usciranno indenni», è convinto Benata, che rimane ad osservare ciò che non c'è più.

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COMMENTI
 

seo56 3 anni fa su tio
Avanti con gli ecoisterici…

Dalu 3 anni fa su tio
Quando si sveglieranno e capiranno tutto ciò che è annesso al cambiamento climatico, sarà comunque troppo tardi. Più facile negare l’evidenza e non interessarsi, come fanno molti lettori di tio

Don Quijote 3 anni fa su tio
Risposta a Dalu
Stiamo uscendo da una glaciazione, checché se ne dica per questioni politico-economiche piuttosto che ambientali, nel cambiamento climatico odierno non c’è assolutamente niente di straordinario. Non è vero che i cambiamenti climatici del passato sono stati costanti e lineari come la propaganda cerca di far credere agli sprovveduti (la maggioranza della popolazione). Solo 20'000 anni fa il livello del mare era inferiore rispetto ad oggi di 90 metri, eppure in un periodo relativamente corto (circa 1000 anni) lo younger dryas risalente a 13'000 anni fa, il livello del mare si alzo di 40 metri. Altre prove scientifiche dimostrano come tra gli 8'200 e i 7'800 anni fa, in appena 400 anni il collasso definitivo della calotta Laurentide provocò lo stop e riavvio della circolazione termoalina. Onestamente non capisco con quale coraggio si possa insinuare che il cambiamento climatico attuale sia riconducibile quasi totalmente all’attività umana, e in più affermare che riducendo la CO2 antropica lo possiamo fermare. Di certo, per la vita sulla Terra è molto più propizio il clima attuale rispetto al passato recente. Sono d’accordo con la prudenza ma non con il terrorismo attuale senza testa ne coda.
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