Dal sexting al cat calling fino ad arrivare al femminicidio.Tra violenze, abusi e morte.
Femminicidi ma non solo. Stalking ma non solo. Molestie ma non solo. L’universo grigio della violenza sulle donne si sta espandendo. La giornata mondiale dedicata a fronteggiare questa piaga, si celebra venerdì 25 novembre. Una giornata che è solo un momento per fermarsi a riflettere su numeri, casi e condizione globale, affinché le donne possano continuare a vivere, semplicemente essendo tali.
Ogni tre giorni viene uccisa una donna
Un fenomeno quello della violenza di genere che viene definito strutturale e non certo figlio di un’emergenza. I numeri, in questo caso, difficilmente riservano novità piacevoli: una donna ogni tre giorni, da anni, viene uccisa per femminicidio. Nel mondo, una donna su quattro ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita, e, per la maggior parte, si tratta di violenze in contesti domestici. Lo rivela un nuovo articolo pubblicato su "The Lancet" da parte del Dipartimento di salute sessuale e riproduttiva dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Sono le conclusioni del più vasto rapporto dell'OMS in materia di violenza sulle donne che ha coinvolto due milioni di donne in 161 paesi. Nel mondo il 27% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subito violenza fisica da parte del partner e il 24% di loro raggiungeva appena i 19 anni. Con numeri più pesanti nei paesi a minor reddito e un'ampia percentuale che riguarda giovani e adolescenti.
I paesi della lista nera
Non a caso secondo la distribuzione territoriale di questa piaga sociale: la prevalenza dei casi di violenza è stata riscontrata in Oceania (49%), seguita poi dall’Africa subsahariana centrale (44%), dai paesi andini (38%), nell’Asia meridionale (35%;) e nell’Africa settentrionale e in Medio Oriente (31%). Fanalini di coda, in positivo, l’Europa occidentale (20%), l’Asia centrale (18%) e di nuovo la sezione centrale del vecchio continente (16%).
Numeri aggravati da ActioAid secondo cui in tutto il mondo, si stima che circa il 35 per cento delle donne abbia subito violenza, sessuale e non, almeno una volta nella vita. Possono essere sia fisiche sia psicologiche. Il 42% delle donne vittime di violenza ha riportato lesioni e ferite permanenti. L’omicidio e il suicidio sono le conseguenze più gravi. Gravidanze indesiderate, aborti e malattie sessualmente trasmissibili sono solo alcune delle altre conseguenze della violenza sessuale.
La Svizzera non è ovviamente isola felice in tutto questo panorama triste. Da Zurigo a Ziefen (BL) passando per Büren an der Aare, in canton Berna sono stati diversi i casi in questo 2022, l’ultimo lo scorso ottobre, un dramma famigliare che si è consumato a Vevey (VD) dove una donna portoghese di 60 anni è stata uccisa dal compagno.
Dal sexting al cat calling
Mentre uscendo dai nostri confini il ritrovamento di questi giorni in Italia del cadavere di Saman Abbas ha riacceso i riflettori sul dramma familiare della ragazza 18enne pakistana. Un universo negativo in continua estensione. In questi ultimi anni, sono state riconosciute come tali “nuove” molestie, meno fisiche ma allo stesso tempo ugualmente dannose, a livello psicologico, come il sexting, l’invio di messaggi espliciti a sfondo sessuale (testi, video, foto) tramite chat telefonica o il web; e il cat calling, simile ma fatto dal vivo con complimenti fin troppo spinti, spesso in pubblico. Ma come sempre, dietro ai numeri e i dibattiti ci sono problematiche che vanno risolte per alzare lo sguardo dalla conta delle vittime e per far sì che il 25 novembre non abbia più ragion d’essere.