Nuovo diniego da parte del Consiglio costituzionale
PARIGI - Il Consiglio costituzionale ha respinto anche la seconda domanda di referendum popolare presentato da senatori socialisti, comunisti ed ecologisti per «vietare un'età pensionabile superiore ai 62 anni».
All'opposizione resta ormai soltanto la proposta di legge di abrogazione della riforma, che sarà presentata in parlamento l'8 giugno.
Per gli oppositori alla riforma delle pensioni, giunti il 1 maggio alla 13/a giornata di mobilitazione, si tratta di una nuova sconfitta nel tentativo di riportare da 64 - come prevede la riforma - a 62 anni l'età per andare in pensione. I membri del Consiglio costituzionale hanno ritenuto che l'eventuale referendum non riguardasse i temi «dell'organizzazione dei poteri pubblici, delle riforme relative alla politica economica, sociale o ambientale e ai servizi pubblici che vi concorrono», come impone la Costituzione.
Il 14 aprile, i "Saggi" avevano già respinto una prima domanda di referendum e l'attesa per questo secondo responso non era avvolta dall'ottimismo. Il leader della CFDT, Laurent Berger, aveva detto qualche giorno fa di credere «più o meno» alla convalida del Consiglio costituzionale. La sua collega della CGT, Sophie Binet, se l'era presa con la formula del Referendum di iniziativa condivisa, secondo lei «pensato» per non funzionare.
Ora, si attende - per l'ultima speranza degli oppositori - l'8 giugno, quando i deputati del gruppo centrista Liot presenteranno un progetto di legge per riportare a 62 anni l'età necessaria per ottenere la pensione. Sulla carta, la proposta ha possibilità di essere votata se un numero sufficiente di parlamentari della destra Républicains si uniranno all'opposizione alla sinistra NUPES e all'estrema destra del Rassemblement National. Si prevede fin d'ora una battaglia a colpi di centinaia di emendamenti da parte dei deputati della maggioranza per far slittare il voto entro i termini imposti. Tuttavia, anche in caso di adozione in Assemblée Nationale, il testo dovrebbe poi essere votato da un Senato che per due volte ha detto di sì alla riforma delle pensioni. Ciò rende piuttosto improbabile una sua adozione definitiva.