Di ritorno dalla Cop, il delegato ticinese di Swiss youth for climate Nicolas Cavadini traccia un bilancio sulla prima settimana di colloqui
DUBAI - Rispetto agli scorsi anni, la Conferenza delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici attualmente in corso sta dimostrando di non essere solo strette di mano e "bla bla climatico". Se verranno mantenute, infatti, le promesse fatte in questa prima settimana, il corso degli eventi potrebbe cambiare considerevolmente. Sul tavolo ci sono già diversi milioni e parecchi miliardi dovrebbero presto essere investiti, soprattutto in aiuto a quei Paesi più vulnerabili al riscaldamento globale.
Per tracciare un bilancio complessivo di questa prima settimana, abbiamo interpellato il ticinese Nicolas Cavadini, presente alla Cop28 come delegato per l'Ong Swiss Youth for climate, e che giovedì passerà il testimone a un collega per fare quindi ritorno in Svizzera.
Aspettative versus realtà: com’è stata davvero questa Cop28?
«In quanto mia prima Cop, posso dire che è stata un’esperienza incredibile e soprattutto mi ha permesso di partecipare ai negoziati e di influenzarli positivamente. Questa conferenza è centrale per permettere alle varie parti di ritrovarsi e discutere soluzioni ai cambiamenti climatici e posso dire che il primo obiettivo della conferenza, quello del riunirsi, è stato completato: è una delle Cop più inclusive di tutte. Non solo sono presenti delegati da quasi tutti gli Stati del mondo (Afghanistan, Myanmar e San Marino non sono rappresentati in loco, ndr), ma anche molti osservatori, Ong e soprattutto molti giovani motivati e popoli indigeni che non bisogna escludere da questo tipo di discussioni. Per quanto concerne le decisioni, si può dire che è stato comunque un buon successo: il Loss and damage fund è stato istituzionalizzato, e molti Paesi sviluppati hanno iniziato a versare milioni di dollari per questo fondo. Oltre a questo, sono stati anche creati vari trattati sulla salute legata ai cambiamenti climatici, dove sono stati stanziati 100 milioni di dollari. E sono stati fatti dei progressi anche lato giovani: è stata consegnata la Global Youth Charter che speriamo venga presa in considerazione dai leader mondiali. Naturalmente si potrebbe fare molto di più, ma trovo importante riconoscere questi successi per ristabilire la fiducia della popolazione nelle Cop».
Il primo giorno è stato subito approvato il Loss and damage fund. Te lo aspettavi? Sei soddisfatto del contenuto del progetto?
«Un po’ me lo aspettavo, se ne parlava già prima della Cop che passi avanti sarebbero stati fatti per quanto concerne questo fondo. Ma naturalmente quando è stato finalmente approvato e istituzionalizzato è stata una grande notizia e un grande passo avanti. Sono generalmente soddisfatto del progetto e anche del fatto che i Paesi sviluppati stanno contribuendo a questo fondo per aiutare i Paesi più vulnerabili a diventare più resilienti alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Purtroppo i soldi non sono abbastanza, sarebbero necessari 400 miliardi di dollari ogni anno per coprire tutti i costi e i soldi per adesso allocati arrivano appena a un miliardo».
Come giovane ti sei sentito ascoltato?
«Generalmente sì, ma va detto che spesso ci siamo trovati la porta chiusa e non vi era posto per noi al tavolo delle negoziazioni. Bisogna essere agili e coraggiosi abbastanza per farsi valere e poter prendere parola. Ma quando ci si arriva le parti sono sempre all'ascolto e pronte a includerci e questo è molto importante, perché noi giovani non siamo solo il futuro, ma già il presente».
Manca ancora qualche giorno alla fine della Cop28. Pensi che questa edizione potrebbe riservarci altre sorprese?
«Sicuramente! Questa Cop è stata caratterizzata in ogni momento da sorprese e penso quindi che nei prossimi giorni sia importante continuare a seguire i negoziati, perché le sorprese non mancheranno e sono convinto che ci saranno altri progressi».
Eri presente al discorso del sultano Ahmed Al-Jaber? Trovi pericolose le sue affermazioni?
«No, ma ho sentito cosa ha detto. È un'affermazione pericolosa, ma trovo che sia importante non negativizzare il vertice solo per le sue affermazioni. Lui è sì il presidente della Cop28, ma sono i Paesi a prendere le decisioni. Oltre a questo credo tocchi ai Paesi europei come la Svizzera dare l’esempio per mostrare che è invece possibile vivere senza dipendere dal petrolio e dal gas».
La Turchia si è già candidata per la Cop31. Credi che prima di allora saremo riusciti a risolvere buona parte dei problemi?
«È una domanda difficile, perché i problemi legati al clima sono complessi e comprendono molte dimensioni, e come dimostrano le Cop precedenti è molto lungo il percorso per trovare un compromesso che vada bene per tutte le parti. Passi avanti saranno fatti sicuramente. Già con questa conferenza importanti progressi sono stati fatti e personalmente sono molto fiducioso. Prima della Cop31 ce ne saranno altre due: quella in Europa dell’est quella in Brasile - un altro vertice di rilevanza centrale in quanto si è creata una partnership tra gli Emirati Arabi Uniti e il Brasile sulle rispettive Cop».