Il Sudafrica ricorda Nelson Mandela deceduto il 5 dicembre del 2013.
CITTÀ DEL CAPO - Murales col volto sorridente di Nelson Mandela adornano ancora molti edifici pubblici in Sudafrica dieci anni dopo la sua morte a 95 anni il 5 dicembre del 2013.
Ma per i sudafricani Mandela suscita sentimenti misti, soprattutto tra i più giovani che si trovano a vivere in un Paese dove la disoccupazione giovanile sfiora il 60%. Nelson Mandela divenne nel 1994 il primo presidente nero eletto democraticamente del Paese. Scontò 27 anni di carcere per la sua lotta contro l'apartheid e uscì di prigione, già anziano, solo nel 1991.
Mandela aveva portato orgoglio e speranza a un Paese lacerato da oltre quattro decenni di apartheid. Dopo quasi tre decenni di governo del suo partito storico, l'African National Congress (Anc), le disuguaglianze sono aumentate, secondo la Banca Mondiale, la corruzione è dilagante e le interruzioni di corrente elettrica sono paralizzanti per l'economia e per la gente.
«Amiamo quello che ha fatto, amiamo la libertà che ci ha dato», ha detto all'Afp, Prosper Nkosi che vive vicino alla vecchia casa di Mandela nella township di Soweto, a Johannesburg, «ma dopo dieci anni non è cambiato molto, vorrei che le cose migliorassero», ha aggiunto.
Le elezioni nazionali sono previste per la prima metà del 2024 e i sondaggi indicano che la quota di voti dell'Anc potrebbe scendere per la prima volta sotto il 50%.
«Ho un rapporto di amore-odio con il vecchio», dice Sihle Lonzi, 26 anni, alla Bbc. Lonzi è il leader del ramo studentesco del terzo partito del Sudafrica, il partito estremista di sinistra Economic Freedom Fighters (Eff), e fa parte di una generazione cresciuta dopo la fine del sistema razzista.
Troppo giovani per aver vissuto la lotta di liberazione o gli anni di presidenza di Mandela, Lonzi e i suoi coetanei hanno rivalutato l'eredità politica dell'icona anti-apartheid. Scegliendo con cautela le parole, Lonzi dice alla Bbc che Mandela ha dato al popolo sudafricano la libertà politica, ma non quella economica.
Anita Dywaba, 24 anni, borsista della Fondazione delle Nazioni Unite per la Next Generation, ha detto alla Bbc che non dà la colpa a Mandela per i fallimenti del Sudafrica e ricorda invece che è riuscito nel porre fine all'apartheid in modo pacifico.
Mathabo Mahlo, 24 anni, studentessa di master alla Rhodes University del Sudafrica, anche lei intervistata da Bbc dice che la sua generazione è «disillusa» e molto critica nei confronti dell'eredità di Mandela, ma ammette che il primo presidente nero del Paese evoca ancora un senso di speranza di cui il Paese ha ora disperatamente bisogno.