Pechino, dal canto suo, ha respinto ogni accusa: «Calunnie»
TOKYO / CANBERRA - «Condividiamo serie preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani» contro «gli uiguri» e altre «minoranze musulmane nello Xinjiang».
È quanto hanno espresso il Giappone e l'Australia, in una dichiarazione congiunta, in riferimento ai recenti rapporti di abusi dei diritti umani contro gli uiguri (e non solo) nella regione occidentale dello Xinjiang.
La comunicazione è arrivata in seguito ad una riunione dei Ministri della difesa e degli esteri di entrambi i Paesi, riferisce l'agenzia stampa Reuters.
Pechino, dal canto suo, ha respinto le osservazioni dei due Stati, definendole «calunnie». Il portavoce del Ministero degli Esteri. Wang Wenbin, ha detto che la Cina si oppone al gioco dei due Paesi, che puntano ad aumentare la percezione della Cina come una «minaccia», continuando con le «diffamazioni». La Cina ha quindi esortato tutte le parti a non interferire nei suoi affari interni, e di smettere di «sabotare la pace e la stabilità regionale».
Nel frattempo, alcune nazioni occidentali hanno chiesto un'indagine sulle azioni della Cina nello Xinjiang, per capire se potrebbero rappresentare un «genocidio», parola con cui hanno recentemente descritto la situazione gli Stati Uniti e i parlamenti di Regno Unito e Canada.
«Chiediamo alla Cina di garantire un accesso urgente, significativo e incondizionato allo Xinjiang agli osservatori internazionali indipendenti, compreso l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani».