Con l'avvicinarsi delle elezioni di medio termine, le agenzie governative temono si verifichino delle violenze politiche
WASHINGTON D.C - Minacce, paura e rivolte. A dieci settimane dalle elezioni di medio termine statunitensi, il clima a Washington sta ribollendo. Diverse agenzie governative hanno alzato il grado di allarme in quanto prevedono che, con l'avvicinarsi della fine delle campagne, si verifichino delle violenze politiche.
Lo scorso otto agosto l'Fbi ha fatto irruzione nella villa di Palm Beach Mar-a-Lago e sequestrato 15 scatoloni ricolmi di documenti che l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe sottratto alla Casa Bianca prima della fine del suo mandato. Dalle prime indagini, è risultato che diversi fascicoli contengano nomi di spie e informatori delle agenzie governative ed è quindi sul tavolo la possibilità di perseguire Trump in giustizia.
Negli scorsi giorni l'ex presidente ha affermato ai microfoni dei media americani che tutti i documenti sequestrati sono stati declassificati e ha descritto il raid dell'Fbi come una «caccia alle streghe». «È un momento molto pericoloso per il nostro Paese e farò di tutto per aiutarlo. C'è una rabbia tremenda, come non si era mai vista. Bisogna abbassare la temperatura, o accadranno cose terribili».
Dopo le sue dichiarazioni è considerevolmente aumentato il rischio di rivolte in strada. L'internal Revenue Service, l'Fbi e a National Archives and Records Administration hanno alzato l'allarme dopo che diversi politici e legislatori dei partiti democratici hanno ricevuto minacce di morte e si sono rifiutati di apparire in pubblico e tenere discorsi perché temono per la propria vita. Un membro della Camera dei Rappresentanti, il democratico Eric Swalwell, dopo essere stato minacciato al telefono ha scritto su Twitter: «Il sangue scorrerà».