Sono tanti i potenziali pericoli in agguato dietro l'operazione del famoso motore di ricerca, mette in guardia il British Medical Journal
MOUNTAIN VEIW - Sarà Google a dirti se sei depresso? Rispetto della privacy, rischio di eccesso diagnostico e trattamenti inappropriati, sono tanti i potenziali pericoli in agguato dietro l'operazione del famoso motore di ricerca, secondo un'analisi sul British Medical Journal, in cui gli esperti si interrogano sulla utilità e sui rischi connessi a una simile operazione.
Google sta pianificando di lanciare uno strumento online di ''autodiagnosi'' della depressione: nel momento in cui una persona chiede al motore di ricerca informazioni sulla depressione (o digita frasi come "sono depresso?"), Google lo indirizzerà a un link con un questionario diagnostico e a materiale informativo, nonché magari anche ad una linea di ascolto per i casi che l'applicazione 'giudicherà' più gravi.
Mentre i suoi ideatori rassicurano sia sul rispetto della privacy di chi userà lo strumento, sia sul fatto che nessun trattamento farmacologico o di altro tipo sarà consigliato alle persone che risultano depresse, Simon Gilbody, clinico della University of York, scrive che i rischi di una simile operazione non sono pochi.
C'è motivo di preoccupazione che i dati generati da questo programma di screening online possano essere sfruttati a fini di marketing, sostiene. Inoltre, scrive, la depressione va diagnosticata a livello clinico con un approccio continuativo nel tempo, altrimenti si rischia di confondere stati transitori di stress acuto con un disturbo mentale che richieda una terapia, "con rischi di eccessi diagnostici e trattamenti inappropriati".
Nel 'testa a testa' sulla rivista lo psichiatra Usa Ken Duckworth, vede invece positivamente l'iniziativa, sostenendo che potrebbe aiutare ad aumentare la consapevolezza sul problema depressione.
Ma Gilbody resta scettico: «È improbabile che l'iniziativa di Google migliorerà la salute delle popolazioni e anzi potrebbe danneggiarla», conclude.