In diverse parti d'Europa è in crescita la realtà dei supermercati collaborativi in cui chi fa la spesa lavora come volontario
Piccole realtà che possono avere un impatto enorme. Sulla socialità. Sulla vita in comunità. Sulle abitudini e sui consumi. Un tentativo di cambiare la relazione con la propria spesa settimanale che arriva dal 1973, quando aprì a Brooklyn la prima realtà di questo tipo e su cui venne anche realizzato il documentario "Food Coop".
I supermercati collaborativi non esistono da ieri, ma negli ultimi anni hanno conosciuto una forte espansione, dopo che nei primi anni 2000 si era registrata una tendenza ad abbandonarne l'idea. Si tratta di negozi in cui i costi vengono abbattuti, rendendo così più accessibili i prodotti.
Come? Il personale è solitamente il cliente stesso. Si lavora qualche ora al mese - di solito non più di tre - all'interno della cooperativa, svolgendo le mansioni necessarie, dal ritiro della merce, alla messa sugli scaffali alla pulizia del negozio, e contribuendo con una quota sociale che difficilmente supera i 100 franchi annui. Chi lavora come volontario in queste realtà, usufruisce poi di uno scontro che val dal 10 al 40% su ogni acquisto e ha la possibilità di partecipare alle riunioni in cui si decide quali prodotti verranno ordinati, da dove, se collaborare con produttori locali e se si intende implementare tutta una serie di politiche di sostenibilità.
In alcuni di questi negozi non è sempre richiesto lavorare. Alcuni assumono dei dipendenti salariati a dipendenza di quanti volontari ci sono. Oppure si può fare acquisti pur non essendo soci, senza accedere ad alcuno sconto, e contribuire così alla continuità della cooperativa.
In Svizzera esistono numerose realtà di questo tipo, compresa una in Ticino. Per trovarle, il gruppo FoodCoops ha realizzato una mappa che permette di individuarle. Il fenomeno è ben radicato anche in Francia e in Belgio, dove esistono decine di supermercati collaborativi. In Spagna il fenomeno ha cominciato a espandersi di recente e, come scrive ElPaís, questi negozi sono già dieci e diversi si trovano anche nelle grandi città come Barcellona e nella capitale Madrid e possono contare fino a 1'500 membri associati. In Italia invece le realtà sono ancora poche e non mappate, ma negli ultimi anni ne sono nate diverse.
Nella maggioranza dei casi questi negozi hanno delle politiche di sostenibilità che possono basarsi sul chilometro zero o sul prediligere produttori della regione. Altri invece basano il loro approvvigionamento sulla richiesta della clientela, così da non avere poi degli invenduti.