Duro editoriale contro il capo del Pentagono per il caso delle chat sull'attacco in Yemen. Lui nega, nonostante le conferme da Washington
WASHINGTON - «Se Pete Hegseth avesse un minimo di onore, si dimetterebbe»: è il titolo dell'editoriale del New York Times che chiede la testa del capo del Pentagono per la chat sui piani anti Houthi condivisa per errore col direttore di The Atlantic.
«Questa sarebbe una violazione della sicurezza sbalorditiva... Ho contribuito a indagare su numerose accuse di fuga di informazioni classificate e non ho mai sentito nulla di così eclatante: un segretario della difesa che ha intenzionalmente utilizzato un'app di messaggistica civile per condividere piani di guerra sensibili senza nemmeno accorgersi apparentemente che un giornalista era nella chat», scrive David French, un veterano dell'operazione Iraqi Freedom e un ex avvocato dell'esercito.
«Non c'è un ufficiale vivo la cui carriera sopravvivrebbe a una violazione della sicurezza del genere. Normalmente si tradurrebbe in conseguenze immediate (sollievo dal comando, ad esempio) seguite da un'indagine completa e, potenzialmente, da accuse penali», scrive. «La legge federale - spiega - considera un reato quando una persona, per grave negligenza, rimuove informazioni 'relative alla difesa nazionale' dal 'suo luogo di custodia appropriato o le consegna a chiunque violando la sua fiducia, o le smarrisce, le ruba, le sottrae o le distrugge». «È troppo presto per dire se l'incompetenza di Hegseth sia anche criminale, ma sollevo la possibilità di dimostrare la portata assoluta dell'errore segnalato. Una violazione della sicurezza così significativa richiede un'indagine approfondita», prosegue.
Hegseth, da parte sua, nega - aggravando la sua posizione. «State parlando di un cosiddetto giornalista disonesto e altamente screditato... Nessuno stava inviando piani di guerra tramite sms e questo è tutto ciò che ho da dire al riguardo», ha dichiarato. Ma diverse ore prima il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale aveva confermato l'autenticità della catena di messaggi della chat, tra cui i piani di guerra.
Annche Waltz sotto accusa - Il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Mike Waltz potrebbe dover essere costretto a dimettersi, dopo l'imbarazzante incidente della chat del Pentagono. Lo scrive Politico, citando un alto funzionario dell'amministrazione Usa, secondo cui i membri dello staff si sono scambiati messaggi su cosa fare con Waltz. Non c'è ancora nulla di ufficiale e i funzionari della Casa Bianca hanno avvertito che sarà il presidente Donald Trump a prendere la decisione finale nei prossimi due giorni, valutando gli effetti mediatici dell'episodio.
Ufficialmente Trump continua ad avere la «massima fiducia» in Waltz. «Come ha affermato il presidente Trump, gli attacchi contro gli Houthi sono stati altamente efficaci e di successo. Il presidente continua ad avere la massima fiducia nel suo team per la sicurezza nazionale, incluso il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz», ha affermato Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca.