Massimiliano Ay, deputato in Gran Consiglio per il Partito Comunista
E promotore dell’iniziativa per la sovranità alimentare
Stando ai dati dell’Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), la Svizzera produce una proporzione molto bassa di derrate alimentari utili al proprio fabbisogno: siamo quindi non solo molto vulnerabili alle oscillazioni del mercato ma dipendiamo purtroppo molto dall’estero per nutrirci. Anche la pandemia, con il relativo blocco del commercio, la chiusura delle frontiere, ecc. ha dimostrato quanto questa situazione di dipendenza dall’estero possa essere alquanto problematica ai fini dell’approvvigionamento alimentare.
Viviamo in un contesto di crescente instabilità internazionale, e ciò è sempre più palpabile anche nella realtà svizzera: cambiamenti climatici; strascichi della crisi finanziaria; ora persino la crisi sanitaria con conseguente ascesa dei prezzi delle derrate alimentari; ecc. Sono tutti elementi da considerare anche quando parliamo di agricoltura e di sostentamento. Ma non basta: occorre ridurre fenomeni come la speculazione finanziaria sui prodotti agricoli.
Ecco perché, nella mia funzione di deputato in Gran Consiglio, ho presentato una proposta per introdurre il principio della “sovranità alimentare” fra gli obiettivi sociali previsti dalla Costituzione del Cantone Ticino. La proposta è stata accolta dalla maggioranza del nostro parlamento, che ha riconosciuto l’importanza di un sistema agro-alimentare di prossimità, sano, diversificato, ma anche ecologicamente sostenibile e socialmente accessibile. Ora il popolo è chiamato, con la votazione popolare del prossimo 13 aprile, a confermare o meno questa scelta.
Ancorando il concetto di “sovranità alimentare” nella Costituzione, il governo ticinese potrà riorientare progressivamente le politiche agricole a favore della produzione indigena, valorizzando così anche il lavoro dei nostri contadini. Con la sovranità alimentare si vuole dare una chiara indicazione a favore di uno sviluppo economico più omogeneo tra regioni di montagna e di pianura, dove il lavoratore della terra riacquisisca piena dignità in quanto attore essenziale dell’economia, al pari del trasformatore e del distributore. Questo semplice articolo costituzionale dà insomma un segnale di sostegno all’agricoltura locale, ma valorizza pure indirettamente l’occupazione nel settore primario, l’educazione alla sostenibilità ambientale e la volontà di arginare le perdita costante di terre coltivabili di cui soffre il nostro Paese.