Per il PPD Simone Ghisla, Stefano Imelli e Valentina Rossi
BIASCA - In questi decenni il settore primario nel nostro Cantone ha subito una grande e radicale trasformazione. Il numero di aziende agricole è drasticamente calato e di conseguenza pure gli addetti in questo tradizionale settore economico.
Tuttavia, allo stesso tempo, si è assistito ad un ammodernamento delle aziende agricole rimaste attive e ad un generale ricambio generazionale. Molti giovani, malgrado le difficoltà e le incognite, hanno scelto di costruire il proprio futuro nell’agricoltura andando a creare importanti realtà all’avanguardia e che rispondono a molteplici bisogni del nostro Paese. Essi non garantiscono solo la produzione alimentare locale (e sappiamo ora quanto sia importante in caso di crisi globale), ma valorizzano i prodotti regionali, curano il territorio sia al piano che nelle località più discoste, offrono posti di apprendistato e di lavoro sia stagionali che duraturi e sono i custodi di una cultura contadina che è radicata nel nostro DNA cantonale.
La loro scelta professionale si scontra da sempre con delle condizioni quadro per nulla favorevoli. Vi è la concorrenza nazionale e internazionale che spinge al ribasso i prezzi dei prodotti agricoli (si pensi solo al misero importo pagato ai contadini per il latte), la continua diminuzione dei terreni agricoli fagocitati dal boom e dalla speculazione edilizia, l’aumento delle normative e dei vincoli legali da rispettare e, non da ultimo, lo svolgimento di un lavoro molto duro e senza orari “d’ufficio”.
Tra le certezze degli agricoltori vi era fino a pochi anni fa la libera disposizione dei pascoli alpini caricati da secoli dai contadini e che hanno permesso ad intere generazioni di sopravvivere.
Ora, con l’imperante e veloce diffusione di branchi di lupi alle nostre latitudini, anche questa sicurezza viene meno e a poche settimane dal carico degli alpeggi serpeggia tra i contadini il reale timore di veder i propri capi vittima degli attacchi dei lupi con conseguenti gravi perdite che minacciano l’esistenza stessa di diverse aziende agricole.
Inoltre, con l’uccisione di dieci agnelli e tre pecore a Novazzano avvenuta poche settimane fa, anche le realtà contadine più a sud non vengono risparmiate. È quindi ora di agire in tutto il Cantone per non abbandonare gli agricoltori in un momento già difficoltoso e reso ancor più amaro dalla presenza sempre più frequente del lupo.
Il Distretto PPD di Leventina, il Distretto PPD di Blenio e il Distretto PPD del Mendrisiotto chiedono quindi al Consiglio di Stato di intervenire in modo incisivo e celere per arginare e risolvere la problematica del lupo in Ticino mettendo in campo soluzioni concrete e concordate con il settore agricolo.
Ne va dell’esistenza stessa di un settore economico oggi più importante che mai e che ha fatto la storia del nostro Cantone, storia che il lupo non risulta aver fatto!