Adriano Venuti, vicepresidente PS Ticino.
Sono nato italiano in Svizzera, a Zugo. Quando io avevo 2 anni e mezzo, con i miei genitori e le mie due sorelle siamo andati a vivere a Grancia. Ho frequentato 3 anni di asilo a Pambio Noranco, 5 anni di scuola elementare a Barbengo e 4 di scuola media nello stesso (a quel tempo) comune. Dopo di ché da apprendista ho studiato per 4 anni alla SPAI di Trevano.
Nel 2002 sono andato a vivere a Massagno. La nascita del mio primo figlio, nello stesso anno, mi ha spinto a fare la richiesta per l’ottenimento della cittadinanza svizzera. Dopo 27 anni in Svizzera, dei quali quasi 25 in Ticino, mi è stato detto che prima di poter fare la domanda avrei dovuto vivere almeno 3 anni nel mio nuovo comune di domicilio. Aspetto!
Passati gli anni necessari preparo tutti i documenti per fare la richiesta. In comune mi procuro anche l’attestazione che certifica di aver pagato tutte le imposte. Salgo di un piano e vado a consegnare i documenti alla cancelleria. Il funzionario mi chiede se c’è tutto e io rispondo di sì, ma mi permetto di dimostrare un po’ di scocciatura per aver dovuto pagare 10.-- fr ai suoi colleghi del piano di sotto per dire a lui che ero in regola con il pagamento delle imposte. Subito, in buon dialetto ticinese, costui mi dice in maniera decisamente sgarbata: “Allora non faccia nemmeno la domanda!”.
Passano i mesi e a un certo punto vengo convocato per quello che avrebbe dovuto essere un semplice colloquio conoscitivo. Invece, malgrado io abbia frequentato tutte le scuole dell’obbligo in Ticino, vengo sottoposto a un esame di storia e civica, che evidentemente ho superato. E inoltre mi viene chiesta un’opinione sull’esercito (da notare che ormai ero già troppo vecchio sia per il servizio militare che per quello civile!) e io chiaramente non mi dichiaro particolarmente favorevole.
Risultato: al momento della votazione in Consiglio Comunale il consigliere che faceva parte anche della commissione di naturalizzazione si astiene. Divento svizzero, ma non per volontà unanime dei votanti. Qualche anno dopo, quello stesso consigliere comunale sedeva ancora nella commissione per le naturalizzazioni, accanto a me che nel frattempo ero diventato municipale.
Tutta questa storia per dire che troppo spesso le richieste di naturalizzazione hanno seguito e ancora seguono dei percorsi tortuosi e a volte anche umilianti malgrado tutti i requisiti vengano rispettati pienamente.
Ed è anche grazie alla mia storia personale che accolgo con grande favore l’iniziativa popolare federale “Per un diritto di cittadinanza moderno (Iniziativa per la democrazia) lanciata lo scorso 23 maggio dall’Associazione “Vierviertel” (Quattro quarti) la quale chiede di modificare il capoverso 2 dell’art. 38 della Costituzione federale completandolo con alcuni criteri semplici e oggettivi, assolti i quali si acquisisce il diritto di richiedere la cittadinanza svizzera. I criteri sono questi: a) soggiornare legalmente in Svizzera da almeno cinque anni; b) non essere stati condannati a una pena detentiva di lunga durata; c) non aver compromesso e non compromettere la sicurezza interna ed esterna della Svizzera e d) avere conoscenze di base di una lingua nazionale.
La Svizzera è un Paese con una struttura razionale ma al tempo stesso complessa, con molti equilibri di cui tenere conto. È un Paese con molte identità e culture che convivo in maniera pacifica da molti secoli. Un Paese che negli anni ha accolto e ancora accoglie molti stranieri che con il loro lavoro contribuiscono in maniera attiva al benessere generale. Ma questa fetta di popolazione, un quarto del totale, è esclusa da ogni fase decisionale. È ora di accoglierla con serenità.
Adriano Venuti, vicepresidente PS Ticino