Delusioni e dolori: Nole e quella pensione anticipata...
Jelena e i figli lo hanno fatto desistere.
BELGRADO - Ha da poco tagliato il traguardo dei 24 Slam conquistati. È stato incoronato da Rafa Nadal come il migliore di sempre (proprio per i titoli vinti). Ha ancora tantissima fame. Novak Djokovic è sulla cresta dell’onda, felicissimo per quanto conquistato ma contemporaneamente deciso a continuare a (ri)scrivere la storia del tennis. Eppure…
Eppure c’è stato un momento in un passato neanche troppo lontano nel quale il serbo ha seriamente pensato di mollare. Di chiudere con racchetta e palline e iniziare a godersi la vita e i guadagni accumulati in carriera.
Dopo un 2017 complicato, senza alcuno Slam in bacheca (unico anno, dal 2011 in avanti, in cui non ha trionfato in uno dei quattro Major), il campionissimo di Belgrado cominciò balbettando anche il 2018. Nei suoi Australian Open fu incredibilmente sconfitto in tre set - al quarto turno - dal sudcoreano Chung Hyeon (poi ritiratosi in semifinale contro Federer), a Indian Wells si arrese in tre set davanti al giapponese Taro Daniel e a Miami si fece maltrattare in due set da Benoît Paire. A quel punto gli si spense la luce. Nello spogliatoio, dopo il ko contro il francese, secondo quanto raccontato dalla moglie Jelena a Graham Bensinger, chiamò a raccolta lo staff e gettò la spugna. «Ragazzi, sapete una cosa? Smetto. Ho finito», disse.
«Dopo quella partita voleva mollare - ha spiegato lady-Djokovic - Abbiamo pianto e gli abbiamo detto che non poteva farlo, che non era il momento giusto. Ma sembrava non ci fosse nulla da fare: non voleva giocare e non voleva più nemmeno vedere una palla passare davanti a lui».
Jelena ha però aggiunto che il disamoramento durò poco. «Ho l’abitudine di portare i bambini al campo ogni giorno. Nei primi due siamo rimasti da soli. Il terzo o il quarto è però arrivato pure Novak, che ha visto che ci stavamo divertendo. Lì ho cominciato a prenderlo in giro. Gli dicevo che, visto che lui si era arreso, sarebbe toccato a noi divertirci con il tennis. Allora ha reagito. Ha preso la racchetta, ha provato il servizio e ha detto che si sentiva bene. A quel punto ha detto che era pronto a richiamare Marian Vajda per riprendere a giocare».
E a vincere. In meno di un anno, da quei giorni, il serbo ha infatti messo le mani sui trofei riservati ai campioni di Wimbledon, US Open (2018) e Australian Open (2019).