Esperto di calciomercato, tutte (o quasi) le trattative passano dal telefono di Gianluca Di Marzio. Il segreto? Glielo abbiamo chiesto
«La mia ansia è che se lascio il telefono sulla sdraio possa arrivare da qualcuno una bomba di mercato e che magari la stessa fonte la possa dare anche ad altri. Si lavora praticamente 24 ore al giorno per 365 giorni l'anno».
MILANO - Una vita con il telefono in mano, una vita a caccia di trattative, di rumors e di "bombe" di mercato da dare in pasto a tifosi e appassionati, i quali nel periodo estivo sotto l'ombrellone e fra una grigliata e l'altra sognano che la propria squadra del cuore possa ingaggiare qualche campione. Fra chi alimenta questi sogni c'è Gianluca Di Marzio, vero e proprio guru del calciomercato. Tante, tantissime notizie, prima che diventino di dominio pubblico, passano infatti dal suo "preziosissimo" telefono. Per Di Marzio vacanze e tempo libero sono praticamente inesistenti.
Lo abbiamo avvicinato per una lunga chiacchierata... «Le qualità da calciatore? Pessime e l'ho capito subito. Ma alla fine non è stato un male... Mio papà ha allenato in Serie A squadre del calibro di Napoli, Genoa e Palermo e il calcio è inevitabilmente sempre stato presente a casa nostra. Sono cresciuto con il pallone nelle vene, tanto che la mia famiglia non ha dovuto spingere molto affinché anch'io intraprendessi quel percorso. È stato qualcosa di naturale. Seguendo le orme di mio padre mi sono appassionato a tutto ciò che ruotava attorno a questo fantastico mondo. Facevo le telecronache, alle medie i primi temi erano calcistici e mi dicevano che avevo un bello stile. Il discorso del giornalista mi intrigava molto e l'ho capito molto presto».
Dove hai mosso i primi passi?
«Ho cominciato a scrivere per un giornale locale a Padova, città nella quale ha preso avvio la mia carriera da giornalista. Ho iniziato a seguire il Padova, dai 20 ai 30 anni, lavorando per una TV locale denominata TeleNuovo. È in questo contesto che mi sono formato: in quegli anni ho fatto di tutto, dal telecronista all'inviato, passando per il conduttore di alcuni TG sportivi. Quando poi è nata Sky, nel 2003, l’allora direttore Massimo Corcione mi ha assunto. Ho quindi lasciato Padova per Milano».
E come mai calciomercato e non telecronache?
«È qualcosa che è venuto abbastanza naturalmente e non perché avessi una predisposizione. Mio padre nella parte finale della sua carriera calcistica - quando avevo 13/14 anni - ha assunto il ruolo del direttore sportivo e mi portava con lui. L'ho accompagnato in diversi incontri, tra cui quello con un certo Cristiano Lucarelli. A Sky avevano poi deciso di cominciare un format sul calciomercato. Inizialmente andavo agli eventi dedicati al mercato accompagnato, ma dopo un paio di giorni avevano capito che riuscivo a cavarmela da solo. E oggi sono ancora qui...».
Quali doti deve avere un esperto di mercato?
«Bisogna avere la predisposizione nella creazione del contatto e poi entrare subito in fiducia. Devi far passare il messaggio che di te possono fidarsi. Perché più sei affidabile e più sarà facile entrare in empatia, in simpatia e in sinergia con la persona con la quale crei un contatto. Se ti dicono una cosa da non dire non la devi dire, altrimenti non funziona. E poi, evidentemente, serve tantissima passione. Si lavora praticamente 24 ore al giorno per 365 giorni l'anno».
In estate il mercato è in fermento: questo significa niente vacanze?
«Esattamente, è molto difficile per me fare vacanza. Sono sempre con il telefono in mano. La mia ansia è che se lascio il telefono sulla sdraio possa arrivare da qualcuno una bomba di mercato e che magari la stessa fonte la possa dare anche ad altri. Questo vorrebbe dire arrivare secondi e nel nostro lavoro non è l'ideale. Anche quando sono in aereo ho l'ansia di perdermi qualcosa. E perfino di notte a volte mi dico "Mi addormento o non mi addormento?"».
Ma non è uno stress?
«No, perché dietro ci sono tantissima passione e adrenalina. Tuttavia, dall'altra parte sono consapevole di non riuscire a staccare e di togliere tanto alla mia famiglia e ai miei bimbi. Lo stress è semmai nel non sbagliare il linguaggio della notizia perché so che la stessa va a toccare le corde emotive del tifoso, che magari è legatissimo al giocatore di cui stai parlando. So che ogni news che do può fare incazzare, gioire e persino sognare chi c'è dall'altra parte».
Leggi chi ti critica sui social?
«Una volta sì, adesso ho smesso poiché mi facevo condizionare troppo. Ci ho un po' rinunciato, anche perché quando hai milioni di follower diventa impossibile. Preferisco staccare e non leggere, dedicando il mio tempo alla ricerca di altre notizie. Mia moglie controlla e mi avvisa quando si alza un polverone. Allora lì vado a vedere perché magari significa che ho sbagliato qualcosa».
Ma chi ti dà tutte quelle notizie?
«Principalmente le persone comuni, che lavorano nei ristoranti, negli aeroporti, nelle cliniche. Tutte persone che fino a qualche anno fa non sapevano come contattarti. Ora con i social basta un clic per scrivermi ed è diventato tutto più accessibile. Ricevo davvero tantissime segnalazioni e la maggior parte arrivano da persone comuni. Per dirigenti, presidenti e giocatori oggi è diventato complicatissimo, se non impossibile, fare qualcosa di nascosto. Non esiste più la privacy».
In Svizzera il calciomercato praticamente non esiste. Si viene a conoscenza di una notizia quasi ed esclusivamente quando le società inviano il comunicato stampa...
«Non soltanto in Svizzera. Anche in Inghilterra funziona così. Vi faccio un esempio. Quando nel 2021 Claudio Ranieri si era legato al Watford avevo la notizia certa dell’affare, visto che con lui ho un legame che va oltre l’aspetto professionale. Ho dunque riferito l’informazione ai colleghi inglesi di Sky UK, ma loro non hanno voluto riportarla proprio perché non c’era la conferma ufficiale del club».
È un modello quello italiano?
«Per il pubblico, per i tifosi e per tutti gli appassionati sicuramente. Per le società invece siamo un problema e un ostacolo. Comunque sì, il calciomercato in Italia è diventato una sorta di Gran Fratello e di soap opera, ma credo che si tratti di un buon modello».
E il calcio svizzero lo segui?
«Non tantissimo sinceramente. Ho un grande rapporto con Valon Behrami e ho seguito da vicino la trattativa che avrebbe potuto portare Xhaka a Roma, giocatore che José Mourinho apprezza tantissimo. L'anno scorso ho anche seguito la vicissitudini riguardanti Tramezzani e Balotelli. Guardo al calcio svizzero unicamente quando c'è un legame con il mercato».