Parla il principale imputato del processo degli stupri di Mazan.
AVIGNONE - Martedì si è aperta l'undicesima settimana del processo degli stupri di Mazan, che vede 51 uomini accusati di aver stuprato Gisèle Pélicot, madre di tre figli e moglie del principale imputato Dominique Pélicot.
La sessione odierna si è incentrata sul motivo che ha spinto il signor Pélicot a indurre ripetutamente sua moglie in un sonno farmacologico per stuprarla o farla stuprare a pagamento nell'arco di anni. «Vorrei innanzitutto parlare con i miei figli», ha dichiarato l’imputato. «Non mi ero accorto dei danni e della devastazione. Me ne pento amaramente», ha aggiunto.
Nel frattempo Gisèle Pélicot è diventata un'icona del femminismo a livello nazionale per aver scelto di rendere pubblico il processo. «La gente dice che mia moglie non piange. Ma io la conosco meglio di tutti voi. Quando ha perso il papà aveva la stessa faccia. Non si esprime, si tiene tutto dentro», ha sottolineato l'imputato in aula.
E poi la rivelazione: «Quando sono stato violentato all'età di 9 anni, non mi rendevo conto di cosa significasse».
Il signor Pélicot ha poi ammesso il motivo che lo ha spinto ad agire: «L'ho fatto per sottomettere una donna indomabile, questa era la mia fantasia».
Rivolgendosi alla figlia Caroline, che ha sempre sospettato di essere stata anche lei violentata dal padre, ha detto: «Caroline, non ti ho mai fatto niente». In quel momento sua figlia ha gridato: «Stai mentendo. Non hai il coraggio di dire la verità. Morirai nella menzogna e nella solitudine».