Il capo del dipartimento arbitrale della FIFA elogia il comportamento di allenatori e giocatori a EURO 2016. «I progressi del sistema sono apprezzabili»
PARIGI (Francia) – L’Europeo si fa più impegnativo anche per gli arbitri e la pressione aumenta in vista della finalissima di domenica prossima a Parigi. «La responsabilità è tantissima, ma un grande arbitro e come un grande giocatore e sa convivere con questi momenti particolarmente stressanti. La differenza, la si fa proprio a questi livelli».
È Massimo Busacca che parla, per anni fra i migliori fischietti del mondo e oggi a capo del dipartimento arbitrale della FIFA, lui che nel 2009 era stato designato il numero uno in assoluto, nell’anno della sua finale di Champions League Barcellona-Manchester United.
Qual è il segreto per mantenersi a questi livelli come a EURO 2016?
«A mio avviso, ci sono quattro aspetti fondamentali: capire il gioco, leggere l’atteggiamento tattico delle squadre, interpretare e comunicare. Inoltre è molto importante mantenere sempre la propria personalità».
Il selezionatore UEFA dei 18 arbitri per l’evento francese non ha ritenuto il caso di convocarne uno svizzero.
«I direttori di gara non sono direttamente abbinati alle nazionali qualificate e Pierluigi Collina ha semplicemente nominato i migliori 18. I criteri, come avviene anche per le competizioni della FIFA, sono semplicemente di merito».
Come hanno lavorato finora gli arbitri a questo Europeo?
«Direi molto bene. E parte del merito va agli allenatori e ai giocatori. C’è grande rispetto e uno spiccato fair play: è il messaggio più importante che facilita anche il compito del direttore di gara, che si sente più sicuro. Inoltre, gli arbitri addizionali aiutano molto».
La moviola in campo, per il momento, non sarebbe stata necessaria.
«Faremo dei test a breve ma la tecnologia verrà utilizzata per casi estremi, ad esempio per un gol messo a segno con la mano o per le vie di fatto. EURO 2016 sta confermando che gli arbitri hanno compiuto notevoli progressi».
Che Europeo è stato dal punto di vista dello spettacolo?
«Vedere un match da casa non è la stessa cosa. A me è sempre piaciuto vivere la partita dal campo, mentre la dirigevo. Stress, divertimento, gol: un misto di emozioni che mi hanno sempre appassionato a questo sport stupendo, in cui rispetto e lealtà sono fortunatamente in crescendo».
Non sono mancate le sorprese…
«Un po’ troppe, sinceramente, ma anche questo fa parte dello spettacolo. Fa ancora male l’eliminazione della Svizzera, che a mio avviso avrebbe potuto arrivare lontano, addirittura in finale, con la grande squadra che ha presentato al via. Sono occasioni rare e irripetibili che non arrivano tutti i giorni. Peccato».
Massimo Busacca, 47 anni, dal 1° agosto 2011 è stato nominato capo del dipartimento arbitrale della FIFA. Le manca il campo?
«Questi cinque anni sono volati e mi sento a mio agio nel nuovo incarico. Il progetto di sviluppo della classe arbitrale mondiale, che comporta un investimento di 40 milioni in 4 anni, è così stimolante che con il mio gruppo diamo la priorità allo sviluppo dell’Africa, dell’Asia e della Oceania, tanto che in generale organizziamo 300 corsi all’anno in giro per il mondo. Portiamo delle novità nella preparazione dell’arbitro, ma manteniamo i principi di base: capire il gioco, leggere l’atteggiamento tattico delle squadre, interpretare e comunicare».