La tragedia del Mugello ha scosso tutti, compreso il padre di Marco Simoncelli
Dal nostro collaboratore, Leonardo Villanova
SCARPERIA - Nulla di nuovo, nei giorni del dolore. Perché mentre il mondo del motociclismo si stringeva intorno alla famiglia di Jason Dupasquier, i soliti beoti pronti ad approfittare dell’occasione per conquistare un po’ di attenzione mediatica, iniziavano a lanciare i loro strali contro le corse e la loro pericolosità.
«Ma questo è il motociclismo, e ogni tanto esige la sua tassa. È uno sport rischioso, lo sa il pilota e lo sappiamo noi, eppure quando è ora di pagare non siamo mai pronti. E adesso i genitori del povero Jason avranno una bella bega da risolvere, perché c’è anche l’altro bambino che corre e non sarà facile. Ma alla fine sarà lui a decidere», racconta Paolo Simoncelli, che pur travolto dal dolore, è stato nel sogno di suo figlio Marco che ha trovato la forza di reagire e ripartire.
Il team Sic58 Squadra Corse è ormai al quinto anno nel Mondiale e in squadra c’è ancora Tatsuki Suzuki, il giapponese che per Simoncelli è diventato un secondo figlio. Correre, non correre, da domenica la domanda è stata posta migliaia di volte. Ma per quanto non ci pensi, o almeno provi a non farlo, ogni pilota sa che tutte le volte che si infila la tuta e abbassa il casco il rischio che qualcosa vada storto esiste ed è concreto. Gli errori della Dorna, domenica, semmai, sono stati soprattutto due: organizzare quel minuto di silenzio decisamente poco opportuno, perché a pochi minuti dal via è stato ricordare ai piloti che la stessa cosa sarebbe potuta accadere a chiunque di loro; e non chiedergli cosa si sarebbero sentiti di fare, anche se è probabile che alla fine tutti avrebbero comunque deciso di scendere in pista per onorarne la memoria. Come ha detto anche Valentino Rossi nel ricordare Jason che, con le iniziali utilizzate sui monitor, JDU, a lui faceva venire in mente un altro mito delle corse, Joey Dunlop. «È stata durissima mettersi il casco e salire in moto, perché in un momento tutto perde senso e ti chiedi che cosa ci fai ancora lì. Forse però il miglior modo di onorare e ricordare un altro pilota è proprio correre e cercare di dare il massimo, anche se purtroppo neanche questo può cambiare quello che è successo».
Intanto nel weekend si torna in pista al Montmelò. E sulla sua moto, ogni pilota si stringerà un po’, per fare spazio al ricordo di Jason Dupasquier.