Il presidente delle polizie cantonali: «Rafforzeremo i controlli. Rinunciate a tutti i viaggi non importanti»
La task force «Covid-19» è stata presentata durante la conferenza stampa. Il direttore Matthias Egger: «Noi scienziati vogliamo aiutare. Anche noi siamo preoccupati».
BERNA - Con la consueta conferenza stampa delle 14.00, le autorità elvetiche hanno voluto fare il punto della situazione per quanto riguarda la pandemia di coronavirus. I dati - comunicati poco fa dall'Ufficio federale della sanità - mostrano come l'epidemia stia prendendo sempre più vigore in tutto il Paese. I casi confermati sono infatti saliti a 18'267 (+1'128 nelle ultime ventiquattro ore), mentre i morti sono almeno 432 (+54). Proprio per commentare queste cifre e per discutere delle questioni sanitarie riguardanti il Covid-19, il primo a prendere la parola è stato Daniel Koch.
«Picco non ancora arrivato» - Il neo-delegato dell'UFSP per l'emergenza Covid-19 ha esordito con un appello alla popolazione: «I contagi sono nuovamente saliti, anche se l'aumento non è più esponenziale. Non abbiamo ancora raggiunto il picco quindi è troppo presto per pensare di allentare le misure. Il virus è ancora pericoloso». Koch ha poi precisato che 378 pazienti ricoverati in terapia intensiva sono attualmente intubati. «Discutiamo con specialisti per sapere come evolverà la situazione nelle prossime settimane, ma è sicuramente ancora troppo presto per fare speculazioni», Interpellato sulla questione da un giornalista, Koch si è espresso sui tanti test effettuati negli ospedali zurighesi. «Sono autorizzati a farlo. Non esiste alcuna legge sui test. Al momento non abbiamo alcuna nuova strategia». Il delegato ha poi consigliato a tutti di «evitare le passeggiate».
«Scienziati preoccupati» - Il secondo a prendere la parola è stato il neofita Matthias Egger, nominato negli scorsi giorni a capo della task force elvetica per combattere il Covid-19. «Anche noi scienziati siamo molto preoccupati per la situazione. Per questo siamo molto motivati ad aiutare. Vogliamo affrontare questa crisi e far di tutto per risolverla». La task force sarà composta da nove diversi gruppi. Essi avranno diverse aeree di studio. «Analizzeremo i dati scientifici e daremo informazioni sia al Consiglio federale ma pure ai Cantoni». Ma non solo. Altri gruppi si occuperanno di sanità pubblica. Altri ancora studieranno gli impatti economici e sociali che la malattia ha provocato.
Una app per tracciare il virus - Nel frattempo a livello internazionale dovrebbe spuntare a breve una nuova applicazione in grado di aiutare a tracciare la diffusione del coronavirus. Il progetto europeo, denominato, Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT), è attualmente al vaglio delle autorità elvetiche, in particolare per quanto riguarda la protezione dei dati. L'utilizzo è su base volontaria e permette di localizzare le persone tramite bluetooth: gli utenti saranno informati se si sono trovati per almeno 15 minuti a fianco di una persona risultata infetta. Per Egger, circa il 30% della popolazione potrebbe partecipare al progetto e ciò potrebbe aiutare a «interrompere la catena di trasmissione e - di conseguenza - impedire ulteriori contagi».
«Non andate in Ticino» - Dopo Egger, ha preso la parola Stefan Blättler, il presidente della Conferenza dei Comandanti delle Polizie cantonali (CCPCS). Anche lui ha voluto ricordare - come già fatto da Consigliere di Stato Raffaele De Rosa e dal medico cantonale Giorgio Merlani - a tutti i confederati di «non andare in Ticino». «La presenza della polizia sulle strade verrà rafforzata nei prossimi giorni. Alla Pasqua non manca molto». Il presidente ha pure lanciato un appello: «Rinunciate a tutti i viaggi non importanti. State a casa e soprattutto non mettetevi in auto per andare verso sud. La situazione ticinese preoccupa». Blätter ha precisato che non è possibile per le polizie cantonali emanare alcun divieto di passaggio al San Gottardo e al San Bernardino: «Le strade rimangono aperte. Non possiamo chiuderle. Quella è una scelta che spetta al Consiglio federale. Il nostro non è un divieto ma un invito a tutti».
Un invito che non è valido solo per il nostro cantone: «Non è il momento di andare a Sud delle Alpi, ma neanche nell'Oberland bernese, nei Grigioni o in Vallese», ha precisato il presidente CCPCS, «per non sollecitare le strutture ospedaliere già al limite». Dal momento che le frontiere sono chiuse, è necessario limitare anche tutti gli spostamenti interni durante le vacanze di Pasqua. La presenza della polizia, non solo sull'asse nord-sud, è quindi necessaria «per scoraggiare turisti e campeggiatori elvetici a immettersi sulle strade».
Alla conferenza sono presenti Daniel Koch, delegato dell'UFSP per il Covid-19; Matthias Egger, Direttore della Swiss National Covid-19 Task Force; Susanne Kuster, vicedirettrice dell'Ufficio federale di giustizia; Raynald Droz, Capo di Stato maggiore dell’esercito; Hans-Peter Lenz, responsabile di crisi; Eric Scheidegger, capo della Direzione politica ed economica della SECO; Daniel Bach, capo informazione e comunicazione della SEM; Stefan Blättler, Presidente della Conferenza dei Comandanti delle Polizie cantonali (CCPCS).