«Il tasso di assenze non è al momento superiore a quello di una normale stagione influenzale», afferma Migros
ZURIGO - Pur essendo esposto al costante afflusso di clienti il personale di vendita dei supermercati non si è infettato con il coronavirus in misura maggiore del resto della popolazione. Lo affermano i datori di lavoro in dichiarazioni riportate dalla SonntagsZeitung.
«Il tasso di assenze che registriamo non è al momento superiore a quello di una normale stagione influenzale», afferma il portavoce di Migros Marcel Schlatter. Un sondaggio condotto tra i suoi membri da Swiss Retail - l'associazione delle imprese del commercio al dettaglio che comprende fra l'altro anche Aldi, Lidl, Spar e Volg - lo conferma: le aziende non rilevano un assenteismo più marcato fra i dipendenti esposti all'epidemia, ha spiegato la direttrice Dagmar Jenni.
Persino nei negozi delle stazioni di servizio, dove a volte, soprattutto durante il periodo pasquale, si sono osservate situazione che il domenicale definisce caotiche, non vi è allarme. «Non ci sono segnalazioni di un numero di casi di malattia generalmente superiore alla media», dice Ueli Bamert, vicepresidente dell'associazione degli operatori del ramo.
Coop segnala addirittura meno casi di Covid-19 nel suo organico rispetto alla media svizzera. Ma perché i dipendenti del colosso della grande distribuzione dovrebbero essersi infettati meno? «Le cifre dimostrano che le misure igieniche nei nostri supermercati sono efficaci e si stanno dimostrando valide», afferma la portavoce Rebecca Veiga.
I venditori si sono in effetti rapidamente adeguati alle regole di igiene. I dipendenti non solo sono stati istruiti a lavarsi le mani regolarmente: anche la stretta di mano o i baci mattutini di saluto sono stati proibiti. Sono state inoltre introdotte rigide regole di distanza negli spogliatoi del personale e nei servizi igienici. Nelle aree di vendita, le restrizioni di accesso e la protezione in plexiglas dei cassieri sono state efficaci.
«Le lezioni delle ultime settimane dureranno più a lungo dello stato di emergenza», sottolinea Jenni. Ad esempio i carrelli della spesa, i pannelli di comando delle bilance e le casse automatiche saranno probabilmente puliti più frequentemente in futuro: «La crisi ha creato una grande consapevolezza relativa all'igiene».
Sebbene magari non si siano ammalati più di altri, i dipendenti del settore rimangono sotto pressione: devono fare turni di lavoro più lunghi e non hanno quasi nessuna pausa, afferma la portavoce di Unia Leena Schmitter. «Il livello di stress è elevato», sostiene la sindacalista, anche perché la cura dei bambini rappresenta un problema per molte commesse. Unia chiede quindi ai datori di lavoro di non fare pressione sui dipendenti. E lancia un appello anche ai clienti, che secondo l'organizzazione a volte mancano del necessario rispetto nei confronti del personale.