Sconfessato in due temi su tre, il Consiglio federale ha commentato i risultati di questa domenica di voto.
Karin Keller-Sutter: «Ricordo che solo poche decine di donne musulmane portano il niqab in Svizzera. Sono un'infima minoranza». Parmelin sull'Indonesia: «Accordo storico».
BERNA - Ha dovuto fare buon viso a cattiva sorte il Consiglio federale questa sera. Il popolo svizzero, infatti, lo ha "sconfessato" su due - identità elettronica e legge anti-burqa - dei tre temi in votazione oggi. E lo schiaffo sull'iniziativa "Sì al divieto di dissimulare il proprio viso" è di quelli che fanno male. Il popolo torna quindi ad accogliere un'iniziativa per la modifica della Costituzione a sette anni dall'ultima volta (era il 2014).
Quello di oggi «non è però stato un voto contro i musulmani», ha voluto subito precisare la consigliera federale Karin Keller-Sutter. «Ricordo che solo poche decine di donne in Svizzera portano il niqab», ha affermato la responsabile del Dipartimento federale giustizia e polizia (DFGP) nella conferenza stampa del governo a Palazzo federale. Si tratta di «un'infima minoranza» delle musulmane che vivono nel Paese, ha aggiunto.
La ministra PLR ha ricordato che il divieto del velo integrale è in vigore anche in altri Paesi europei - Francia, Belgio, Austria, Bulgaria e Danimarca - e in alcune nazioni musulmane. Ora il mandato costituzionale dovrà essere concretizzato dai cantoni, che rimangono competenti sulle misure di polizia sul suolo pubblico. La Confederazione dovrà intervenire a livello federale solo sui punti particolari di sua competenza, come i trasporti.
Secondo Keller-Sutter la campagna di votazione è stata difficile anche per via del coronavirus. Interrogata in merito a una eventuale perdita di credibilità e di sostegno popolare del governo sulla scia della pandemia, la 57enne ha detto di non volersi lasciare andare a speculazioni.
«Accordo storico» - L'unica votazione andata nella direzione voluta dal Consiglio federale è quella relativa all'Accordo di partenariato economico con l'Indonesia. «È un intesa storica», ha precisato un soddisfatto Guy Parmelin, ricordando che si tratta della prima volta in cui regole di sostenibilità vengono incluse in un accordo di libero scambio. Molto probabilmente, ha proseguito il "ministro" dell'economia, criteri di questo genere verranno applicati anche per intese future, in particolare in accordo con gli Stati dell'Associazione europea di libero scambio (AELS, oltre a Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia), coinvolti proprio nell'accordo con l'Indonesia.
«Dopo le discussioni l'accordo è stato approvato, come suggerito dal governo», ha detto Parmelin, che ha più volte sottolineato l'importanza della sostenibilità. Oltre a questo, il governo vede nel risultato una conferma della politica di sostegno alle imprese elvetiche, volta a migliorare la competitività in questi momenti difficili. Nello specifico, l'Indonesia è un mercato importante in piena espansione. Con questo accordo, «le nostre aziende rimangono concorrenziali», ha continuato il presidente.
L'accordo, sempre secondo Parmelin, è passato perché non si trattava di scegliere fra economia e ambiente. Piuttosto, era questione d'iscrivere gli scambi con l'Indonesia all'interno di criteri di protezione ambientale. In particolare, è stato tenuto conto proprio dell'olio di palma, tema più accesso nel corso della campagna, ci ha tenuto a dire.