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SVIZZERAInfermieri a pezzi. Ora temono una nuova ondata

05.07.21 - 15:47
I reparti Covid si sono svuotati, ma il personale sanitario ha ancora i nervi scossi.
Getty Images/Westend61
Infermieri a pezzi. Ora temono una nuova ondata
I reparti Covid si sono svuotati, ma il personale sanitario ha ancora i nervi scossi.
In molti hanno abbandonato la professione e si teme una carenza di personale qualora la variante Delta dovesse portare a una crescita di contagi in autunno.

ZURIGO - Reparti Covid e unità di terapia intensiva pieni hanno spinto al limite il personale ospedaliero in questi mesi. «È tutto molto frenetico nei reparti. Non possiamo reggere ancora per molto», sottolineava l'infermiera UE* in ottobre. Da allora i letti si sono svuotati, ma il personale non si è ripreso.

Recentemente, i dipendenti dell'Ospedale universitario del Canton Vaud (CHUV) si sono riuniti per uno sciopero ospedaliero. «Quando è troppo è troppo. Siamo esausti, nessuno ci aiuta, ecco perché oggi scioperiamo», aveva spiegato un'infermiera al Tagesanzeiger. Secondo il Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari (VPOD), il tasso di assenza in alcuni reparti arriva fino al 25 percento. In altri ospedali la situazione non è migliore. Lo stress accumulato è alle stelle.

«Tra ottobre e dicembre ho accumulato 60 ore di straordinari», ammette Sarah Rimann (36 anni), infermiera presso il Centro ospedaliero di Bienne. La donna sostiene di essere ancora in forze prevalentemente per il fatto che ha un contratto al 50%. Diversa è la condizione dei suoi colleghi, che devono sottostare a carichi di lavoro più elevati. «Arrivi a fare il minimo possibile, sei più irritabile e hai bisogno di tempi di recupero sempre più lunghi tra i cambi di turno». Ciò significa che i dipendenti sono spesso assenti.

Secondo Rimann, anche i reparti sono alle prese con situazioni preoccupanti legate allo stress e a carichi di lavoro eccessivi. «Dal 15 novembre ci hanno affiancato i neolaureati. Tutti tranne tre se ne sono andati dopo quattro o cinque settimane. Erano sopraffatti».

Migliaia di posti sono vacanti - Elvira Wiegers, segretaria per la salute e l'assistenza del VPOD, spiega: «Gli operatori sanitari camminano sui tizzoni ardenti». Migliaia di posti sono vacanti. La carenza di personale porta regolarmente alla chiusura di interi reparti o sedi.

Contattati da 20 Minuten, diversi ospedali confermano il disagio psicofisico del proprio personale: «Anche all'Ospedale Universitario di Zurigo (USZ) la stanchezza e l'esaurimento sono sempre più tangibili. Tanto che siamo preoccupati e stiamo cercando di fare il possibile per alleggerire i dipendenti dal carico di stress», afferma Martina Pletscher, portavoce dell'USZ.

«Mi chiedo come potremo sopportare un'altra ondata» - Secondo Pletscher, la pandemia è stata una sfida immensa durata un anno e mezzo sia per gli infermieri che per chi pratica la professione medica. Una sfida affrontata con grande impegno. «Un carico di lavoro simile non può essere sostenuto all'infinito».

Situazione simile si sta registrando presso l'ospedale di Svitto. «L'intero staff è piuttosto stanco, sia per la tensione che per il lavoro intenso», ammette la portavoce Nirmala Arthen.

A causa della variante Delta, gli epidemiologi non escludono un'altra ondata nel prossimo autunno. Anche gli ospedali lo temono, e ciò genera paura e tensioni tra il personale, afferma Sarah Rimann. «Ci chiediamo come potremo gestire un'altra ondata senza evitare che tutti i dipendenti scappino».

Le associazioni chiedono condizioni migliori - Il miglioramento delle condizioni di lavoro è un processo lungo, il personale lo comprende, aggiunge Elvira Wiegers. «Ciò che è ora assolutamente necessario, tuttavia, è offrire la certezza che i problemi di vecchia data verranno finalmente affrontati in modo vincolante».

La domanda non è cosa accadrà se non cambierà nulla, ma quanto velocemente cambierà qualcosa, afferma Wiegers. «Più aspettiamo, più persone abbandoneranno il lavoro».

Non tutti gli ospedali, però, sono sotto stress. Il personale dell'ospedale cantonale di Basilea Campagna è riuscito a ricaricare le batterie. Almeno stando alla portavoce Anita Kuoni: «Abbiamo imparato dalla prima ondata e dalla scorsa estate abbiamo pianificato al meglio vacanze e venerdì aggiuntivi per mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata».

* Nome noto all'editore.

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