Uno spot web scatena perplessità: ecco com'è andata
BERNA - Oggi i lettori di diversi media online svizzeri e utenti social sono rimasti giustamente perplessi di fronte a uno spot web che ritraeva il presidente della Confederazione Alain Berset mentre veniva portato via da due poliziotti di un'unità speciale. Sotto l'immagine il drammatico titolo «Migliaia di persone si affollano ai bancomat dopo l'arresto di Berset».
Una pubblicità fraudolenta e un link a una piattaforma di trading di Bitcoin - Alcuni hanno sentito puzza di bruciato e hanno contattato le redazioni delle testate su cui era visibile lo spot per lamentarsi dello stesso e del fatto che fosse palesemente truffaldino. Chi invece ha finito per cliccare, si è trovato su di una falsa pagina targata SRF e infine su una presunta piattaforma di trading di Bitcoin, anch'essa ornata da un logo della Televisione Svizzera.
Un fenomeno tristemente noto da anni - Questi annunci falsi sono noti da anni e sono una spina del fianco, tanto per l'industria dei media quanto per gli utenti. I truffatori sono soliti utilizzare nomi di giornali noti per apparire più credibili. Ma perché i media interessati non riescono a bloccarle e perché non sporgono una denuncia penale?
Non è così semplice, come spiega Roland Rothenbühler, responsabile della programmazione automatica delle ad web presso il broker pubblicitario Goldbach: «Facciamo tutto il possibile per evitare questo tipo di annunci. Abbiamo delle una serie di “blocklist” molto severe che regolano la tipologia dei contenuti».
Truffaldini creativi - Tuttavia, spesso è possibile aggirare queste misure, in diversi modi: «Abbiamo scoperto che le pubblicità di Berset sono state diffuse tramite il nostro partner Google, che non applica i nostri stessi standard di sicurezza. Al momento posso confermare che due utenti che le pubblicavano sono stati bloccati e l'assistenza di Google è stata contattata. Attualmente la faccenda sarebbe “in corso di valutazione”».
Difficile però che i veri responsabili possano venir rintracciare, questo perché solitamente i truffatori web nascondono abilmente la loro identità e hanno sede in Paesi la cui assistenza legale internazionale è più che discutibile.