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GRIGIONI

25 anni dopo la sparatoria che scosse Coira

Il racconto di un ex poliziotto che partecipò all'operazione.
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Fonte ATS
25 anni dopo la sparatoria che scosse Coira
Il racconto di un ex poliziotto che partecipò all'operazione.

COIRA - 25 anni fa un uomo di 22 anni apre il fuoco verso il ristorante Rosenhügel a Coira. Tre agenti di polizia rimangono feriti, un cane delle forze dell'ordine ucciso. Al termine della giornata lo sparatore viene ucciso. Un ex poliziotto ripercorre quegli attimi.

"Il momento dell'intervento mi sembra sia passato in un secondo", racconta un ex poliziotto della polizia cantonale retica, che vuole rimanere anonimo, a Keystone-ATS. Ma dai primi spari al colpo finale passano quasi dieci ore. Un'operazione che ancora oggi il capo della Polizia di sicurezza, Markus Eggenberger, descrive come una delle "più straordinarie nella storia della polizia cantonale grigionese".

Il primo scontro a fuoco

Sono le 8.15 di una domenica di inizio primavera, quando la calma del mattino viene rotta da numerosi spari nel quartiere Welschdörfli di Coira. Alle 8.29 la centrale della Polizia cantonale riceve la segnalazione che un uomo ha sparato 17 colpi verso la veranda del ristorante Rosenhügel. Proprio in quel momento un cameriere si trova nella sala e riesce a mettersi in salvo. Le forze dell'ordine riescono a risalire alla postazione da dove sono partiti gli spari: un appartamento al quinto piano nella palazzina alla Seilerbahnweg 15. L'edificio viene subito evacuato, l'area isolata.

Alle 11.10 i granatieri irrompono nell'appartamento. Avviene il primo scontro a fuoco. L'uomo, un 22enne del Canton San Gallo, uccide il cane delle forze dell'ordine e poi rivolge l'arma verso i granatieri. Uno viene ferito gravemente al petto e collassa. Un altro viene raggiunto a un occhio da una scheggia. Lo sparatore continua a far fuoco verso la tromba delle scale e colpisce la testa del primo agente gravemente ferito. "Il granatiere non aveva chiuso completamente la visiera per evitare che gli si appannassero gli occhiali. Questo probabilmente gli ha salvato la vita", si legge nel comunicato sulla conclusione dell'inchiesta penale.

"Ok, andiamo avanti"

Mentre tutto questo accade, l'ex poliziotto allora 31enne è in viaggio dall'Engadina a Coira. La centrale ha chiamato lui e 5-6 suoi colleghi per essere di supporto durante l'intervento. "Durante quell'ora e mezza mi ricordo di aver sperato di arrivare quando tutto era finito", racconta.

Giunto nel capoluogo retico, l'ex agente riceve il compito di tenere postazione all'interno della palazzina. Mentre si trova sulla tromba delle scale, il compagno davanti a lui viene ferito al gomito sinistro dal rimbalzo di uno sparo. Diversi muscoli gli vengono strappati e i nervi vengono notevolmente danneggiati.

"Si è cercato di costruire un dialogo con il 22enne armato. È stato coinvolto anche uno psicologo", racconta l'ex agente. Ma tutti i tentativi di comunicare con l'uomo armato falliscono. Spara addirittura al suo telefono, quando uno psicologo cerca di chiamarlo. Alla fine si instaura un discorso fra un granatiere e lo sparatore folle, che dice di voler essere lasciato in pace. Il 22enne conclude la conversazione dicendo "ok, andiamo avanti".

L'ex poliziotto segue lo scambio via ricetrasmittente. "Quelle sono state le sue ultime parole".

Il colpo finale

Verso le 17.40 lo sparatore si reca sul balcone della sua abitazione. "Teneva il fucile d'assalto nella mano destra, appoggiato longitudinalmente al corpo, il calcio tra il corpo e l'avambraccio, la mano sull'impugnatura", riporta il rapporto dell'inchiesta. L'uomo perlustra la zona con uno sguardo fisso. Alla ricetrasmittente arriva il comando "Feuerfrei", il comando del colpo finale. Quando l'uomo si trova rivolto verso il ristorante Rosenhügel, un tiratore scelto gli spara.

"Non ho visto la scena, ma ho sentito il comando", racconta l'ex poliziotto. La sua unità entra poi all'interno dell'appartamento e trova lo sparatore privo di vita sul balcone.

"Una settimana dopo l'evento i poliziotti intervenuti si sono trovati con uno psicologo", ricorda l'oggi 56enne, che sottolinea il grande supporto del Cantone verso le forze dell'ordine. Ad oggi il 26 marzo 2000 non ha lasciato cicatrici all'ex poliziotto. "Non faccio incubi su quel giorno. Ma fa parte degli eventi brutti della mia vita".

Il processo

L'esecuzione dell'ultimo sparo è stata oggetto di un'inchiesta penale, aperta il 30 marzo 2020 per chiarire la legalità e la proporzionalità dell'ordine dato dall'allora comandante della Polizia cantonale retica, Markus Reinhardt. Nel febbraio del 2002 il caso approda sui banchi del Tribunale cantonale retico. Sia l'accusa che la difesa sostengono che l'ordine di uccidere il 22enne è stato legittimo. Il comandante viene quindi assolto dall'accusa di omicidio intenzionale.

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