Scettica verso i vaccini anti Covid: una psichiatra di Zurigo rischia il posto.
ZURIGO - Potrebbero costare caro le quattro mail che, fra dicembre 2022 e gennaio 2023, una psichiatra zurighese ha scritto all’Ufficio della sanità pubblica per criticare la vaccinazione anti Covid.
La donna, infatti, ha ricevuto una lettera in cui le viene chiesto di sottoporsi a una valutazione psichiatrica. A rischio c’è il suo posto di lavoro: le autorità sanitarie temono che il suo atteggiamento possa rafforzare le paure dei pazienti, in particolare quelli già affetti da ansia.
L'ivermectina dall'India - La psichiatra, in un video dell'estate 2022, metteva in guardia contro la vaccinazione. Non solo: raccontava d’aver ordinato dall'India 2'000 compresse di ivermectina, alcune delle quali somministrate poi ai suoi pazienti.
Affermazioni dal «carattere parzialmente paranoico». - «Sulla base dei suoi messaggi, ci vediamo costretti a verificare la sua sanità mentale per un'impeccabile pratica professionale», scrive l’Ufficio della sanità pubblica nella lettera inviata alla donna.
«I suoi messaggi - continua la missiva - hanno un carattere parzialmente paranoico e la necessaria distanza professionale non sembra più essere garantita». Il costo della perizia, fra gli 8’000 e i 10’000 franchi, sarebbe interamente a carico della diretta interessata.
L'avvocato nega le accuse - 20 Minuten ha parlato con l’avvocato della psichiatra, Philipp Kruse, in merito alle accuse contenute nella lettera. «Per principio, non commento i procedimenti in corso - premette - e mi dispiace che questa lettera sia stata resa pubblica». Ciò detto, secondo il legale, il fatto che la sua cliente si opponga alla vaccinazione Covid19 per i bambini, non convinta del rapporto rischi - benefici, «è una posizione legittima nel dicembre 2022». Per Kruse, inoltre, non ci sono tracce di «tratti paranoici o minacce alla sicurezza dei pazienti».
La posizione delle istituzioni - A causa del segreto d'ufficio, l'Ufficio della sanità pubblica non entra nei dettagli del procedimento in corso. La portavoce Laura Gialluca risponde così alle domande di 20 Minuten: «In qualità di autorità di vigilanza, abbiamo il dovere di adottare misure adeguate se c'è il sospetto che la sicurezza dei pazienti sia a rischio». Se le condizioni per garantire la sicurezza dei pazienti non sono più soddisfatte, l'autorizzazione può essere revocata «in ultima istanza» nell'ambito di una procedura di vigilanza.