Il 27enne argentino Rodrigo ha perso la vita lunedì. Il rimpatrio della sua salma è però troppo costoso per i suoi familiari.
BERNA - Tragedia, lunedì, a Berna: un giovane argentino di soli 27 anni è annegato nel fiume Aare. La famiglia di Rodrigo Suárez, questo il nome della vittima, non ha però sufficiente denaro per trasportare il suo corpo a Buenos Aires, e ha lanciato una raccolta fondi.
Rodrigo si è tuffato nel fiume intorno alle 14. «Per salutare Berna, ha tentato di attraversare il fiume, come fanno in tanti. Ma non ce l'ha fatta», riferisce Luis Pérez, il patrigno di Rodrigo, al portale argentino "Minutouno".
«Quel maledetto fiume» - L'allarme è stato dato intorno alle 14.30 da alcuni bagnanti. Giunto all'altezza del campo sportivo il 27enne è apparso in difficoltà e, nonostante i tentativi di salvataggio messi in atto da parte di terzi, è scomparso nell'Aare. Due ore dopo, a poche centinaia di metri di distanza, il cadavere di Rodrigo è stato avvistato e recuperato. «Questo dannato fiume ha preso la sua vita e parte di quella di sua madre», afferma il patrigno.
Rodrigo aveva da poco completato i suoi studi artistici a Buenos Aires e stava viaggiando per l'Europa, dove da settembre aveva in programma di continuare la formazione presso l'istituto artistico Crac de Lomme, nel nord della Francia. Proprio il giorno successivo alla sua tragica morte, martedì, il 27enne sarebbe però dovuto tornare dalla sua famiglia in Argentina per qualche settimana.
I soldi non bastano - Il 27enne non aveva stipulato un'assicurazione sulla vita per il suo viaggio, il che rende più complesso e, per la famiglia di Rodrigo, troppo costoso, il rimpatrio della salma. Aerolíneas Argentinas ha accettato di trasportare gratuitamente il corpo di Rodrigo a Buenos Aires, ma la compagnia aerea non vola da Zurigo, soltanto da Roma. La famiglia si è vista dunque costretta a lanciare una raccolta fondi per finanziare il trasporto della salma da Berna all'Italia.
«Vi esorto ad aiutarci a riportare a casa mio figlio, non capiamo tutta questa burocrazia. Mio figlio era una persona meravigliosa, piena di amore e solidarietà per tutti, e ora deve tornare qui, per favore», implora la madre Sandra Karina Mamondi.