Secondo il Consiglio di Stato non vi è alcuna necessità.
BERNA - Nonostante i casi di abusi nella Chiesa cattolica venuti alla luce grazie a un'indagine dell'Università di Zurigo, il Consiglio di Stato bernese non intende sospendere il versamento dei contributi concessi a questa istituzione come chiedono i Verdi liberali.
In una risposta scritta a una mozione di Tobias Vögeli, sulla quale dovrà in ogni caso pronunciarsi il Gran Consiglio, il governo cantonale scrive di non intravvedere alcuna necessità di agire in tal senso. Oltre a ciò manca una base legale per una simile decisione.
Vögeli aveva presentato il suo atto lo scorso settembre dopo che l'ateneo zurighese aveva documentato 1002 casi di abusi a sfondo sessuale nella Chiesa cattolica. Mediante la sua mozione, il deputato Verde liberale auspica la sospensione di tutti i versamenti finché non venga elaborato un piano globale che renda conto di tutti gli abusi negli ultimi decenni avvenuti all'interno della Chiesa cattolica del canton Berna, impedendo che ne avvengano altri in futuro. In seguito spetterebbe al legislativo pronunciarsi sul via libero o meno ai versamenti.
L'esecutivo bernese, come ricordato, raccomanda il rigetto della mozione. Da un lato, Berna contribuisce alle remunerazioni dei parroci e per i servizi resi dalla Chiesa considerati di interesse pubblico, come l'educazione, cui si aggiungono attività nel settore sociale e culturale. Una sospensione dei contributi non è prevista a livello legale, stando al Consiglio di Stato. Oltre a ciò, rammenta l'esecutivo cantonale, la Chiesa cattolica ha già adottato diversi provvedimenti volti a rielaborare casi di abuso, impegnandosi inoltre ad aprire i propri archivi ai ricercatori e alle autorità giudiziarie.
Tra l'altro, la diocesi di Basilea, cui la Chiesa cattolica di Berna appartiene, si è dotata di una persona di coordinamento per le questioni giuridiche. Quest'ultima ha il compito di raccogliere eventuali denunce di abusi. Negli ultimi anni, la Diocesi di Basilea ha anche sviluppato un programma per la prevenzione di abusi sessuali in seno alla Chiesa. È vero che tali provvedimenti non possono lenire il dolore provocato alle vittime, ammette il governo, tuttavia si tratta di misure adeguate per evitare il ripetersi di simili atti.
Rispondendo a un'altra mozione sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari, il Consiglio di Stato precisa che già ora è previsto un certificato di buona condotta immacolato per i religiosi che intendono lavorare nel Canton Berna, cui si aggiunge un estratto del casellario giudiziale e altre referenze. Dal 2016, inoltre, per i religiosi provenienti da altre diocesi viene richiesto dal superiore un certificato di nullaosta - Certificate of good standing - che conferma che la persona interessata non è soggetta a misure disciplinari o che la detta autorizzazione non le è stata revocata. Alla luce di tutte queste condizioni, si legge nella risposta, il governo non giudica necessario modificare la legge sulle chiese nazionali.