Tanto belli quanto spaventosi. Ma come si formano? Lo spiega l'esperto.
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BERNA - Durante i violenti temporali di ieri, che hanno provocato danni e disagi a Nord delle Alpi, oltre 70.000 fulmini hanno squarciato i cieli, come riporta oggi Meteo Svizzera.
Sul versante settentrionale delle Alpi sono caduti localmente più di 50 millimetri di pioggia in un'ora, ha riferito l'Ufficio federale di meteorologia e climatologia poco prima della mezzanotte. Raffiche di vento con velocità superiori a 90 chilometri orari hanno invece imperversato a Interlaken, Svitto e Glarona (nella gallery le foto del maltempo).
Come nascono i fulmini? - Ma perché i temporali sono accompagnati da fulmini? «In quanto fenomeno caratteristico di un temporale, il fulmine è il risultato di una serie di processi complessi - spiegano gli esperti -. Correnti turbolente all’interno di una nuvola provocano collisioni tra le particelle di gragnuola, grandine, ghiaccio e acqua. Con questi scontri le particelle si caricano elettricamente, alcune positivamente e altre negativamente. In funzione della loro massa, le particelle sono trasportate in diversi settori della nuvola, dove si accumulano di preferenza in zone con carica positiva e altre con carica negativa. All’interno della nuvola si formano così due o più poli, fra i quali si sviluppa un campo elettrico».
«All’inizio l’aria tra le particelle cariche agisce da efficace isolante, che separa i due poli. Quando la differenza di potenziale elettrico tra i vari poli all’interno della nuvola diventa troppo elevata, si verifica una sorta di cortocircuito. Nascono delle correnti che tramite percorsi ramificati e irregolari conducono all’abbattimento del potenziale elettrico fra le diverse parti della nuvola oppure fra la nuvola e il suolo». Queste correnti elettriche, che si scaricano in frazioni di secondi riscaldando l’aria che si illumina, costituiscono il fulmine.
E poi i tuoni - Non di soli fulmini è fatto un temporale, come ben sappiamo. Vi sono anche i tuoni, costituiti dal «rumore provocato dalla rapida e violenta espansione dell’aria riscaldata dal passaggio delle cariche elettriche, ossia dai fulmini». Nelle immediate vicinanze del temporale l’onda d’urto così generata è percepita come un violento botto. «Esso si diffonde in modo radiale dal luogo in cui si è innescato il fulmine con la velocità del suono, pari a di circa 330 metri al secondo, indebolendosi. Con la distanza, il botto si manifesta con un rumore più attenuato, sommesso o sordo – il tuono. Poiché l’attenuazione del suono è molto più veloce e forte di quella della luce, i tuoni si odono solo per alcuni chilometri, mentre i fulmini si vedono anche a decine di chilometri di distanza».
E come si formano le nuvole temporalesche? Per la formazione delle nuvole temporalesche devono essere soddisfatte tre condizioni: «Sufficiente umidità, affinché si formino per condensazione le particelle che formeranno la nuvola; una stratificazione potenzialmente instabile delle masse di aria per consentire sufficienti e forti movimenti dell’aria; un meccanismo di innesco - solitamente un sollevamento - per avviare la formazione della nuvola temporalesca (trigger)».
L'innesco? Le montagne - E l'innesco, spesso, sono le montagne. «I venti di valle e quelli che risalgono i pendii sospingono l’aria calda verso l’alto, verso le cime delle montagne. Ciò porta alla creazione di convergenze in particolare verso i rilievi, le creste e le vette. Con il passare delle ore l’aria in costante innalzamento erode l’inversione e nel corso del pomeriggio le torri temporalesche crescono verso il cielo. Al loro interno si creano delle forti tensioni elettriche». Una volta che si formano le precipitazioni, in una seconda fase interviene un diverso meccanismo d’innesco: «Al di sotto delle nuvole temporalesche defluisce molta aria fredda che si distribuisce attorno alla base della nuvola temporalesca. Quest’aria fredda è in grado a volte di infilarsi sotto l’aria calda presente nelle zone circostanti sollevandola attivamente. Grazie a questa ulteriore spinta i cumuli inizialmente bassi riescono a oltrepassare l’inversione esistente e a crescere fino a formare una cella secondaria».
Perché la previsione dei temporali è impegnativa? «Nelle giornate temporalesche - conclude Meteo Svizzera - questi elementi e processi hanno un’intensità che può variare fortemente nello spazio e nel tempo, inoltre essi interagiscono gli uni con gli altri. La corretta ponderazione di tutti questi fattori, al fine di elaborare una previsione precisa dello sviluppo di temporali, costituisce una grande sfida. Spesso l’evoluzione dei temporali su scala regionale e a corto termine può essere indicata solo vagamente, con un anticipo che può variare da poche ore a qualche giorno».