Sempre più giovani, e malati immaginari, a consulto per patologie che non ci sono: «Fra social e app, non siamo mai stati così preoccupati».
ZURIGO - Costi della salute alle stelle e - come ben sappiamo - i premi delle casse malati schizzano anche loro verso alto (e il Ticino non fa eccezione).
Quali le cause di questo boom dei costi? Tantissime, molte delle quali sistemiche ed estremamente complesse.
Ma c'è un fenomeno che ha di sicuro il suo peso, recentemente segnalato da diversi esperti (uno dei quali è il boss della cassa malati KPT Thomas Harnischberg, la cui recente intervista rilasciata al TagesAnzeiger aveva fatto parecchio discutere): le persone relativamente giovani che vanno dal dottore per avere la conferma... di stare bene.
«Oggi la tendenza è questa, non si va più dal dottore perché si è malati ma perché si vuole che questo ci dica: “Lei è sano”», ha ribadito Felix Schneuwly di Comparis sentito dai quotidiani di CH Media. Da qui partono una serie di esami, anche costosi, che portano puntualmente a un esito negativo.
Basta un battito fuori posto - Come scritto sempre dal “Tagi” l'identikit di questa tipologia di “paziente immaginario” è questa: under 45 - spesso fra i 25 e i 34, senza grandi problemi di salute ma che - appena pensano di avere qualcosa che non va - si mettono a cercare su Google: «In passato le esperienze di nonni, genitori e conoscenti bastavano oggi non è più così», spiega Yvonne Gilli presidente dell'associazione professionale dei medici FMH.
Qualche esempio: la paura di soffrire di una sindrome cardiaca se si percepiscono palpitazioni irregolari, quella di avere la polmonite se si ha molta tosse oppure di soffrire di meningite in caso di febbre.
Se la paura vien dai social - «Magari si è letto qualcosa su internet, si è visto un video su TikTok o si è letto qualcosa sui social», continua Gilli, «mai come oggi abbiamo accesso a informazioni in grado di preoccuparci».
Fra questi "preoccupatori di massa" ci sono anche le app e i dispositivi hi-tech per la salute: «Abbiamo notato che i giovani si fidano più di questi indicatori che di loro stessi», aggiunge.
Insomma un sonno irregolare, un battito cardiaco fuori posto bastano a generare ansia tale da portare dal dottore: e per dissipare ogni dubbio, spesso e volentieri è necessaria una lunga serie di esami.
Quando entrano in gioco gli specialisti - «I dati parlano chiaro», continua Gilli, «il numero delle consultazioni iniziali è in aumento mentre è in diminuzione netta (soprattutto fra le fasce dei giovani adulti) quella delle persone che non si recano dal medico nemmeno una volta all'anno».
Il problema si manifesta quando i medici di famiglia “deviano” questi pazienti a degli specialisti, perché sono già oberati di lavoro, per eccesso di zelo o per sgravarsi di una responsabilità. Solo che, quando si tirano in ballo cardiologi & co. , la fattura si gonfia a dismisura.
«Il medico di famiglia spesso si trova in una situazione difficile: sconsigliare l'esame, rischiando di aumentare le preoccupazioni del paziente, oppure prescriverli anche se non ci sono fondamenti? In generale, la chiave vincente in questa situazione è la fiducia che si instaura fra medico e paziente e che permette di trovare, in armonia, la decisione giusta per ogni tipo di situazione», conclude Gilli.