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BASILEA CITTÀSuicidio in carcere, condannati in secondo grado i sorveglianti

23.10.24 - 18:50
Il fatto riguardava una richiedente asilo dello Sri Lanka detenuta nella prigione nel 2018.
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Fonte Ats
Suicidio in carcere, condannati in secondo grado i sorveglianti
Il fatto riguardava una richiedente asilo dello Sri Lanka detenuta nella prigione nel 2018.

BASILEA - Quattro sorveglianti del carcere Waaghof di Basilea sono stati condannati oggi dal Tribunale d'appello per omicidio colposo in relazione al suicidio di una richiedente l'asilo dello Sri Lanka detenuta nella prigione renana nel 2018. In primo grado erano stati assolti.

Ai quattro - tre uomini e una donna - sono state inflitte pene pecuniarie. «È incomprensibile perché il personale del carcere non abbia messo la detenuta, che aveva tentato di strangolarsi, in posizione laterale di sicurezza e non abbia chiamato l'ambulanza», ha dichiarato la presidente del tribunale al momento dell'annuncio della sentenza. Con il loro comportamento, i sorveglianti hanno aumentato in modo significativo le probabilità di morte della detenuta: «Hanno agito in maniera inaccurata».

Il Tribunale penale cantonale di Basilea Città aveva assolto i quattro dall'accusa di omicidio colposo nell'agosto 2021. Tuttavia la corte aveva ritenuto che vi fosse stata una significativa violazione del dovere di diligenza e li aveva quindi condannati a pagare le spese del procedimento.

La procura ha presentato appello contro la sentenza mentre due dei condannati si sono opposti al pagamento delle spese. La presidente della Corte d'appello ha considerato la decisione del tribunale di primo grado insostenibile.

I fatti - La richiedente asilo proveniente dallo Sri Lanka aveva tentato di impiccarsi con la sua maglia in una cella di sorveglianza del Waaghof nel giugno 2018. La donna è stata scoperta solo dopo circa cinque minuti. Sebbene le guardie abbiano liberato la detenuta priva di sensi dal cappio, l'hanno lasciata per ben dieci minuti in una posizione che comprometteva gravemente la respirazione, senza fornire assistenza urgente o avviare misure di rianimazione.

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