Anche superando le maglie delle security e inoltrandosi nei lunghi corridoi del polo d'eccellenza, è complicato trovare un indizio utile alla cronaca
ZURIGO - Man mano che passano le ore si fa più denso il silenzio che avvolge la privacy sulle condizioni dell'ex amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) ricoverato, in terapia intensiva, all'Ospedale universitario di Zurigo (USZ). Anche superando le maglie delle security e inoltrandosi nei lunghi corridoi - tra i reparti, gli ambulatori e le stanze - di questo polo d'eccellenza, è complicato trovare un indizio utile alla cronaca.
Di ufficiale c'è ben poco. A stento l'ospedale conferma la presenza del «paziente» Marchionne. Non bollettini medici, né tanto meno comunicazioni dalla famiglia o dall'azienda. Nulla di nulla se non la curiosità che i media locali riservano alla stampa italiana arrivata in massa per raccontare la battaglia dell'uomo che ha trasformato il Lingotto in un gruppo mondiale.
Non succede nulla di più sulla collinetta che guarda sul lungo fiume e che ospita l'ospedale situato in Rämistrasse: una cittadella dotata di numerose uscite, garage sotterranei e anche di un eliporto. Ed è silenzioso anche il complesso residenziale di Schindellegi (SZ), a 30 km dalla città, dove Marchionne ha un'abitazione. Nessun in giro, solo una vicina che dice: ogni tanto lo vedevo, salutava sempre.
Il top manager è arrivato a Zurigo alla fine di giugno per un intervento alla spalla destra che prevedeva poi una breve convalescenza. Non è stato così. La situazione è precipitata e le sue condizioni, per una complicazione seguita all'operazione, si sono aggravate tanto da essere definite irreversibili. Cosa mai confermata ufficialmente.
Sulle cause circolano, senza sosta, tante supposizioni ma senza essere corroborate da evidenze ufficiali: chiaro che potrebbe essersi trattato di un'infezione post operatoria oppure di un embolo.
L'avvocato Franzo Grande Stevens, da sempre molto vicino alla famiglia Agnelli e molto amico di Marchionne, nel ricordare l'"incapacità" dell'ex amministratore delegato di Fca "di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette", ha parlato di "conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti". Pensieri su cui però non si trovano conferme.