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SVIZZERA

«Sembrava un progetto fai-da-te più che un sottomarino»

Il ricordo di uno svizzero che sull'imbarcazione turistica affondata a Hurgada ci ha viaggiato: «Non c'erano nemmeno i giubbotti».
Foto lettore 20 Minuten
«Sembrava un progetto fai-da-te più che un sottomarino»
Il ricordo di uno svizzero che sull'imbarcazione turistica affondata a Hurgada ci ha viaggiato: «Non c'erano nemmeno i giubbotti».

ZURIGO/HURGADA - Per Beat L., le vacanze di domani hanno un retrogusto più amaro che dolce, il 38enne svizzero si appresta a volare verso Hurgada, località che conosce bene e in cui è stato anche pochi mesi fa.

Il motivo del «peso sullo stomaco» del lettore di 20 Minuten è legato alla tragedia di questo giovedì mattina ovvero l'inabissamento di un sottomarino turistico con a bordo 45 persone, alcune delle quali erano minorenni. Al momento sono sei le vittime accertate, due dei quali minorenni.

«Il sottomarino è di proprietà dell'hotel in cui ho soggiornato a dicembre e ci ho fatto anch'io un'escursione subacquea», ha raccontato, «sono abbastanza sicuro che si tratti della stessa imbarcazione che è affondata».

Un viaggio con qualche stranezza che, col senno di poi, diventano ancora più preoccupanti: «Da fuori il sottomarino si presentava bene, ma all'interno le cose cambiavano. Molte cose erano tenute insieme alla bell'e meglio, gli interruttori sembravano installati da un amatore, insomma era un po' un accrocchio... Come se un gruppo di amici lo avesse costruito nel proprio garage nel tempo libero».

Anche l'immersione è risultata strana: «Ho notato che lasciavano semplicemente inabissare la barca finché non toccava il fondale... Naturalmente lo scafo era protetto all'esterno da una struttura in acciaio che sembrava piuttosto solida».

L'imbarco avveniva in mare aperto: «Siamo stati portati su una barca a qualche chilometro dalla costa, dove c'era una specie di piattaforma. Poi ci siamo trasferiti sul sottomarino che ci aspettava già al largo. Il secondo sottomarino della compagnia era sempre ormeggiato nel porto dell'hotel».

Tuttavia, poiché anche molte famiglie con bambini piccoli e altri turisti erano soliti salire sulla barca, L. alla fine si è gettato alle spalle le preoccupazioni: «In Svizzera una barca del genere non supererebbe mai nessun controllo... Purtroppo, nel dubbio, si dà per scontato che queste persone sappiano quello che stanno facendo».

Ma, sempre con il senno di poi, forse proprio così non era: «Ripensandoci, mi rendo conto che nessuno ha dato istruzioni in caso d'emergenza. Arrivi con il biglietto numerato, ti siedi, ti immergi, fai le foto, stop. Nessuno ci ha detto cosa fare in caso di emergenza e non ci hanno nemmeno distribuito i giubbotti di salvataggio».

*nome noto alla redazione

«Ci siamo sentitial sicuro»
Diametralmente opposta la versione di un turista britannico, interpellato dalla BBC, che ha confermato come - tutto sommato - il sottomarino apparisse solido, non solo anche «pulito, moderno e ben mantenuto». Secondo l'uomo, prima dell'immersione subacquea, è stato mostrato ai passeggeri un video relativo alla sicurezza: «In generale diciamo che ci siamo sentiti al sicuro», ha ribadito. Aspetto comune fra le due versioni il fatto che non fossero presenti giubbotti di salvataggio. La Sindbad Submarines, va ricordato, possiede due sottomarini e non è noto a quale di questi ultimi si riferiscano le due testimonianze.

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