In una interpellanza Lorenzo Quadri chiede a Berna di ridurre il numero di pendolari che entrano ogni giorni in Ticino
BERNA - Frontalieri. L'ossessione di Lorenzo Quadri. Il tema torna in una interpellanza al Consiglio federale. A quel Consiglio federale che domenica ha bacchettato i cantoni con piu contagi di fare qualcosa per ridurre la pandemia. "Perché le restrizioni non toccano i transiti transfrontalieri?" chiede Lorenzo Quadri facendo notare che in Ticino "degli oltre 70mila frontalieri presenti sul territorio cantonale solo una piccola percentuale svolge compiti fondamentali" e che da noi "Ticino chiunque entra liberamente dall’Italia per qualsiasi motivo, dal momento che non vengono svolti controlli in dogana".
Per Quadri questa "totale mancanza di limitazioni agli ingressi dall’Italia ha ovvie conseguenze anche sull’occupazione dei mezzi pubblici, sugli assembramenti". Il Consigliere nazionale chiede tra l'altro a Berna - alla luce delle nuove restrizioni chieste proprio dal COnsiglio federale - se "il nuovo giro di vite ha poi tutta l’aria dell’ennesima genuflessione federale a pressioni internazionali", ed esprime delusione che "la Svizzera non intenda procedere a dei test rapidi a tappeto, proprio per evitare ulteriori restrizioni".
Le domande contenute nell'interpellanza
- Le minacciate nuove restrizioni sono il risultato dell’ennesimo cedimento del CF davanti a pressioni internazionali?
- Perché le restrizioni non toccano i transiti transfrontalieri? Come si conciliano le frontiere svizzere perennemente spalancate con misure sempre più rigide imposte alla popolazione residente?
- Se “occorre ridurre i contatti”, non ritiene il CF che ridurre l’ingente numero di pendolari (70mila frontalieri più migliaia di padroncini) che ogni giorno entrano in Ticino, Cantone di 350mila abitanti, sarebbe coerente con questo obiettivo? Si temono forse reazioni da parte dell’Italia, la quale però ha praticamente chiuso le proprie frontiere?