Ignazio Cassis ha commentato le motivazioni che hanno spinto il Governo ad abbandonare i negoziati sull'Accordo quadro
Per il Consiglio federale era chiaro che la proposta «non sarebbe mai passata davanti al popolo»
BERNA - Un voto popolare contro l'accordo quadro avrebbe avuto conseguenze molto più gravi della decisione del Consiglio federale di interrompere i negoziati con l'Unione europea.
È quanto ha dichiarato Ignazio Cassis ai microfoni della "Samstagsrundschau" dell'emittente SRF.
A causa delle «differenze sostanziali» con l'Ue, alla fine era chiaro per il Consiglio federale che la proposta «non sarebbe mai passata davanti al popolo», ha detto Cassis, confermando in parte quanto dichiarato dallo storico Thomas Maissen.
Questo è stato uno dei motivi per cui il governo si è preso la sua responsabilità e ha deciso di interrompere le trattative. Secondo il Consigliere federale ticinese non sarebbe stato opportuno, in termini di politica interna, consultare il popolo su una proposta che lo stesso Consiglio federale non appoggiava.
Il Governo non ha mai perso un voto sulla politica europea, ha precisato Cassis. Un "no" alle urne avrebbe quindi avuto conseguenze più gravi per le relazioni della Svizzera con l'Ue. Il capo del Dipartimento degli affari esteri (DFAE) ha inoltre spiegato che un progetto di legge può essere presentato al Parlamento solo se approvato dallo stesso Consiglio federale.
In definitiva, il governo è giunto alla conclusione che le conseguenze politiche dell'Accordo quadro in discussione sarebbero state in ogni caso più gravi - per la Svizzera - rispetto all'interruzione dei negoziati.
La decisione, ha aggiunto Cassis, è stata presa in conformità con le regole della Costituzione svizzera e delle leggi vigenti.
Precisando di avere dovuto spiegare i contenuti dell'Accordo quadro con l'Ue in decine di occasioni, Cassis si è peraltro detto sollevato dal fatto che il Consiglio federale abbia raggiunto una decisione dopo tanti anni di tira e molla e «dopo tante fasi che hanno reso necessari continui chiarimenti».