I presupposti dovrebbero essere molto più espliciti di quanto siano stati nei negoziati precedenti.
Il consigliere federale immagina anche una partecipazione al Green Deal dell'Ue.
BERNA - Il consigliere federale Ignazio Cassis non esclude che dopo l'abbandono delle trattative per un accordo quadro, un giorno la Svizzera non torni a discutere con l'Unione europea su questioni istituzionali.
Un simile passo potrebbe essere il risultato del dialogo politico, ha affermato il ministro degli esteri in un'intervista pubblicata oggi dalla "SonntagsZeitung". Se si arrivasse a tal punto la Svizzera dovrebbe mettere in chiaro fin dall'inizio cos'è accettabile e cosa no.
I presupposti dovrebbero essere molto più espliciti di quanto siano stati nei negoziati sull'accordo quadro, altrimenti la Svizzera rischia un nuovo accordo che politicamente non ha alcuna chance, ha sottolineato il ticinese. Un'adesione all'UE nei prossimi anni inoltre non è realistica.
Berna e Bruxelles sono interessate a una collaborazione come è stato il caso nella lotta alla pandemia di coronavirus. La Svizzera è inoltre uno dei più importanti siti di ricerca. Secondo il consigliere federale entrambe le parti sono interessate a proseguire la cooperazione.
Cassis può anche immaginarsi una partecipazione al Green Deal dell'UE: la Confederazione e i Ventisette hanno obiettivi simili in materia di protezione del clima. Pertanto «avrebbe senso esaminare un'alleanza in questo ambito», ha sostenuto. La consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva già proposto una collaborazione sul Green Deal al Forum economico mondiale (WEF) del 2020.
Intanto il consigliere nazionale Nicolas Walder (Verdi/GE) ha confermato all'agenzia Keystone-ATS una notizia del "SonntagsBlick", secondo cui venerdì la Commissione di politica estera della Camera del popolo dovrebbe esaminare una sua mozione in cui si chiede che la Commissione della gestione analizzi la legalità e la costituzionalità della decisione del governo di rompere i negoziati sull'accordo quadro.
Walder ritiene che la decisione sia «caratterizzata da zone d'ombra»: «la Costituzione e la Legge sul Parlamento indicano che il parlamento partecipa al processo di decisione sulle questioni importanti di politica estera», ricorda l'ecologista che si chiede: se queste leggi non si applicano ai negoziati per un accordo quadro, allora a cosa si applicano?
Con la sua mozione Walder cerca prima di tutto di ottenere chiarimenti, soprattutto sulle interazioni tra le Camere e il Consiglio federale nel campo della politica estera.