A tu per tu col ministro delle finanze Maurer sull'Iniziativa 99% in votazione il prossimo 26 settembre
BERNA - Più tasse sul reddito da capitale dei ricchi. È questo, in sostanza, quanto chiede l'iniziativa popolare “Sgravare i salari, tassare equamente il capitale”, meglio nota come Iniziativa 99%. Una proposta della Gioventù socialista, che passerà dalle urne il prossimo 26 settembre. 20 Minuten ne ha parlato con il ministro delle finanze Ueli Maurer, che nelle scorse settimane aveva sottolineato che l'iniziativa metterebbe in pericolo la piazza finanziaria elvetica.
Come consigliere federale e ministro delle finanze, anche lei compila la dichiarazione d'imposta e paga le normali tasse?
«Certo, e ne pago tante. La dichiarazione la compilo personalmente. Altrimenti dovrei fare affidamento a un fiduciario, ma si tratta di un compito che un tempo faceva parte del mio lavoro. Si dice che la dichiarazione d'imposta stia diventando più facile, ma diventa sempre più complicata. Su questo aspetto la penso come gli altri cittadini. Ma mi fa piacere pagare le tasse, sono soldi che servono allo Stato. Mi arrabbio, però, quando devo pagare per cose che non voglio».
Secondo la Gioventù socialista, l'iniziativa mira a tassare «equamente» il capitale. È contrario alla giustizia?
«No, io sono per la giustizia. L'iniziativa vuole che il capitale venga tassato il 50 percento in più. È ingiusto. L'iniziativa non funzionerebbe. In Svizzera il 40 percento non paga l'imposta federale diretta, l'1 percento ne paga il 43 percento. Quindi la ridistribuzione esiste già. Più di così non è possibile, altrimenti sarebbe ingiusto. È difficile trovare un altro paese come la Svizzera in cui si ha una gamma così ampia d'imposte dirette. Lo stesso avviene con l'AVS, in cui il 30 percento paga più di quello che riceve. Deve restare questo equilibrio. La Gioventù socialista afferma che l'iniziativa toccherebbe soltanto l'1 percento della popolazione, ma in realtà ne riguarderebbe di più».
Björn: Perché le famiglie povere diventano sempre più povere, e quelle ricche sempre pIù ricche? L'iniziativa creerebbe un equilibrio.
«Quest'affermazione non è vera, il divario tra ricchi e poveri è la stessa da anni. Se si toglie qualcosa a qualcuno, non necessariamente gli altri diventano più ricchi. C'è anche il rischio che, se diventa troppo, qualcuno decida poi di pagare le tasse altrove».
Natacha: Quanto è probabile che con una tassazione più alta i ricchi se ne vadano dalla Svizzera?
«È difficile da dire. Taluni sono legati al nostro paese e accetterebbero le tasse più alte. Ma il capitale è mobile. E il rischio che i ricchi se ne vadano è reale. Valuteranno se vale la pena pagare tasse più alte in Svizzera. Non ho cifre precise, non si tratta di molte persone, ma sono persone che hanno la possibilità di trasferire la residenza per le tasse. Più ricchi pagano le tasse, più possiamo alleviare gli altri».
Andy: Siamo una coppia con due stipendi guadagnati nell'ambito del commercio al dettaglio. Ce la caviamo. Ma da cinque anni non facciamo vacanze. Consigliere federale, sa com'è vivere con pochi soldi?
«Lo so bene: ho sei figli e anche noi per un decennio non abbiamo potuto partire in vacanza. È una condizione che conosco. Ma è stato comunque un bel periodo, i soldi non sono tutto al mondo. Come consigliere federale, ora posso finalmente detrarre il debito che ho dovuto pagare per l'istruzione dei figli».
Flavia: Possiamo ipotizzare che con un “sì” all'iniziativa si assisterà a un aumento degli affitti? Anche i redditi da locazione rientrano tra i redditi da capitale e i proprietari d'immobili non vogliono certo guadagnare meno.
«Non lo si può escludere. Tuttavia, abbiamo una buona legge sulla locazione».
Stefan: Non si potrebbe limitare l'Iniziativa 99% a un periodo di tre o cinque anni, in modo da valutarne poi gli effetti?
«Non mi fiderei della politica. Una volta che la politica riscuote delle tasse, queste non saranno più abolite. Non vorrei quindi fare degli esperimenti temporanei. È un suggerimento interessante, ma non praticabile».
Al consigliere federale Maurer sono state sottoposte anche alcune domande sulla gestione della pandemia in Svizzera.
Da oltre dodici anni siede in Consiglio federale. La crisi del coronavirus è stato il periodo più difficile?
«No, ma il più interessante. Non ci è mai capitato di dover prendere delle decisioni a un ritmo così elevato. Forse ci siamo lasciati prendere dalla quotidianità. Eravamo sempre sotto pressione e di settimana in settimana abbiamo preso nuove decisioni. Anche nel corso di una crisi bisogna guardare avanti. La prossima volta dovremo fare meglio».
Mercoledì il Consiglio federale ha annunciato l'intenzione di estendere l'obbligo di certificato Covid ad altri settori, quali la ristorazione e il tempo libero. Una situazione che allargherà il divario tra vaccinati e non vaccinati...
«Non si tratta ancora di una decisione definitiva. Dobbiamo ancora capire se si tratti di una misura positiva. Se la situazione peggiora, ci dovremo pensare. Ma dobbiamo prestare attenzione alla provenienza dei contagi e sono poche le prove secondo cui questi avvengano nei ristoranti. Nel corso delle vacanze vediamo che sono principalmente d'importazione. Personalmente, esco molto con altre persone, mi piace bere una birra. La società ha bisogno del contatto con gli altri. E se lo si sopprime, si crea una società a due classi. Dobbiamo risolvere la situazione in un modo diverso, ma non vedo ancora una soluzione».