La Commissione Parlamentare d'inchiesta (CPI) esaminerà l'adeguatezza e l'efficacia dell'attività svolta dalle autorità
BERNA - Primo importante "sì" alla creazione di una Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) sul dissesto di Credit Suisse: il Consiglio nazionale ha approvato oggi all'unanimità il decreto federale che l'istituisce. Gli Stati si esprimeranno domani.
L'inchiesta riguarderà la gestione operata negli ultimi anni dal Consiglio federale, dall'Amministrazione federale e da altri enti incaricati di compiti federali in relazione alla fusione d'urgenza di UBS con il Credit Suisse. Andranno esaminate la legalità, l'adeguatezza e l'efficacia dell'attività svolta dalle autorità e dagli organi menzionati, nonché la collaborazione tra loro e con terzi.
La CPI presenterà in seguito a entrambe le Camere un rapporto sulla sua inchiesta nonché su eventuali responsabilità e lacune istituzionali. Proporrà inoltre le misure necessarie per colmare queste lacune.
La CPI è il più forte strumento di controllo parlamentare ed è stato finora istituita solo in quattro occasioni: sulla vicenda dei Mirages (1964), sulle dimissioni di Elisabeth Kopp (1989), sullo scandalo delle schedature (1990) e sulla cassa pensione federale (1995).
Dotata di una propria segreteria, la CPI consta di un ugual numero di membri di ciascuna Camera - sette nel caso presente -, designati dall'Ufficio rispettivo. Al pari della Delegazione delle Commissioni della gestione e Delegazione delle finanze, la CPI può interrogare testimoni, prendere visione dei verbali e dei documenti relativi alle sedute del Consiglio federale e far capo a inquirenti per l'assunzione delle prove.