Il Consiglio nazionale ha approvato oggi una mozione di Benedikt Würth (Centro/SG).
BERNA - Lo statuto di protezione S concesso agli Ucraini rifugiatisi in Svizzera dovrebbe essere revocato o non rinnovato a determinate condizioni. È l'opinione del Consiglio nazionale che ha approvato oggi - con 120 voti contro 60 - una mozione del "senatore" Benedikt Würth (Centro/SG). "Sì" anche alla proposta di limitare la concessione dello statuto a coloro che provengono dalle zone direttamente coinvolte nella guerra.
A nome della commissione Piero Marchesi (UDC/TI) ha denunciato il "turismo" generato da coloro che beneficiano di tale statuto: alcuni cittadini ucraini rinunciano infatti alla protezione per rientrare in Patria godendo dell'assistenza offerta dalla Confederazione, per poi rientrare in Svizzera e richiedere nuovamente lo statuto S.
Ciò non "è solo inaccettabile ma genera oneri finanziari significativi per il nostro Paese", ha sottolineato il ticinese. La mozione Würth permetterebbe invece di colmare tali lacune nella gestione Statuto S. "Le disposizioni attuali sono applicate in modo inefficace", ha sostenuto Marchesi.
Per questo, Würth chiede di revocare o non rinnovare tale statuto se la persona interessata lascia la Svizzera per un certo periodo di tempo, se ha beneficiato dell'aiuto al rimpatrio o se ha ottenuto la protezione in modo abusivo.
Marchesi ha poi sottolineato come la mozione non miri a penalizzare i rifugiati ma "a promuovere un sistema equo e trasparente riducendo al minimo i rischi di abuso". Le misure proposte, ha proseguito il democentrista, "non sono essenziali solo per il contenimento costi ma per favorire una integrazione efficace per i rifugiati che hanno deciso di stabilirsi in Svizzera". Limitare partenze e ritorni è infatti "cruciale per garantire una integrazione coerente nel mercato del lavoro e anche nel sistema scolastico".
Una minoranza, sostenuta dal consigliere federale Beat Jans, ha invano chiesto la bocciatura della mozione. A loro avviso, il quadro giuridico attuale permette già di soddisfare le richieste della mozione.
Jans ha poi ricordato che gli ucraini che hanno già ottenuto uno statuto di protezione in un altro Paese europeo non potranno chiederlo anche in Svizzera. "La Confederazione è l'unico Stato a conoscere questa limitazione", ha poi fatto notare Jans.
Il Nazionale ha poi parzialmente approvato una mozione della "senatrice" Esther Friedli (UDC/SG), segnatamente il punto che vuole limitare lo statuto S agli ucraini che vivono nelle regioni occupate dalla Russia o colpite dai combattimenti.
"A Leopoli la vista si svolge in modo praticamente normale", ha sostenuto Peter Schilliger (PLR/LU). A nulla sono valse le obiezioni di Jans, che ha ricordato come gli attacchi aerei russi possono prendere di mira aree considerate sicure.
La mozione Friedli è invece stata bocciata nei punti che chiedevano di revocare lo statuto S a coloro il cui ultimo luogo di residenza non si trovava in tali regioni (Donbass, per esempio), nonché ai cittadini non ucraini, ad eccezione dei rifugiati riconosciuti dall'Ucraina.
A nome della commissione, Beat Flach (PLV/AG) ha fatto notare come la richiesta implicherebbe il riesame riesame di oltre 65'000 dossier. Ciò sarebbe in contraddizione con la definizione stessa di Statuto S che si vuole rapido e non burocratico, ha sostenuto Flach convincendo il plenum.