È successo in un salone di bellezza momò. E sembra che, dal punto di vista legale, ci sia poco da fare
MENDRISIO - Scoprire che il proprio capo ruba dalla cassa aziendale. Riferirlo a chi di dovere. E dopo che l'accusa è stata confermata, con tanto di filmati della video-sorveglianza, per tutta risposta ritrovarsi licenziata. È successo alla dipendente di un salone di bellezza di Mendrisio: la donna, una 40enne della regione, è stata lasciata a casa a fine maggio al termine di una vicenda che ha dell'assurdo.
Eppure è andata proprio così. La parrucchiera ha raccontato a tio.ch/20minuti e al sindacato Ocst la propria disavventura: «Le condizioni di lavoro nel salone erano in generale difficili, con pause pranzo di un quarto d'ora consumate nella zona spazzatura, ma ho tenuto duro» spiega la donna, che è separata con due figli piccoli. Sopporta. Ma quando scopre che il proprio diretto superiore – uno dei soci del salone – ha il vizio di intascare somme di denaro prelevate dalla cassa aziendale, non sta zitta. Seicento, mille franchi al giorno: «La scena si ripeteva puntualmente» racconta. «L'ho riferito agli altri soci».
L'onestà le si ritorce contro. Vengono piazzate delle telecamere, il furbetto è colto in flagrante. Ma la denuncia non parte e i soci trovano una soluzione bonaria: alla fine, a farne le spese è la dipendente licenziata di punto in bianco – dopo alcuni mesi – per una "ristrutturazione aziendale".
«Oltre al danno, mi è toccata la beffa di vedermi sostituire con un ragazzo giovanissimo». La donna si è rivolta al sindacato che sta valutando la situazione. «Purtroppo le tutele per le donne sul lavoro sono insufficienti e lo diciamo da tempo» afferma Giorgio Fonio, sindacalista e deputato Ppd, che si occupa della pratica. «Di madri lavoratrici sostituite senza tanti scrupoli ne vediamo troppe e sono casi che gridano vendetta. Per questo il PPD ha lanciato un'iniziativa cantonale, a loro tutela. Va cambiata la legge federale». Il furto “interno” invece è un caso più raro. Sporgere denuncia spetta alla parte lesa – i soci, in questo caso. In mancanza di quella, a pagarla è il dipendente.