Per il Municipio di Lugano il composto sintetico contribuisce a far funzionare il termovalorizzatore. Ma dall’impianto spiegano che non è così. La replica della Città che difende le scelte fatte.
BELLINZONA - L’esecrata plastica? Per il Municipio di Lugano contribuisce a far funzionare il termovalorizzatore di Giubiasco «senza dover aggiungere appositamente del materiale combustibile pregiato». C’è più di un passaggio che attira l’occhio nella recente risposta con cui la Città ha spento le richieste “verdi” dei consiglieri comunali Udc che chiedevano sacchi dei rifiuti biodegradabili o compostabili. «La plastica - sostiene innanzitutto il Municipio - non è nociva in sé, ma solo se dispersa nell’ambiente».
Una visione che non farà la gioia degli ambientalisti, ma che, come ricorda Daniele Polli, coordinatore di Okkio, l’Osservatorio per la gestione ecosostenibile dei rifiuti, rispecchia la linea tracciata da Berna: «La plastica porta un grave effetto in sé, perché bruciando produce tre volte il suo peso in CO2. Questi argomenti non stupiscono visto che è stato lo stesso Ufficio federale dell’ambiente che da sempre ha voluto risolvere il problema dei rifiuti con gli inceneritori. Ne abbiamo una trentina in Svizzera. Oggi l’Ufam è un po’ prigioniero di questa decisione».
Ma al di là delle scelte politiche, è vero che la plastica che finisce nei sacchetti permette al termovalorizzatore di non usare «combustibile pregiato»? Mauro Minazzi – addetto alla comunicazione - dell’Azienda cantonale dei rifiuti precisa che «una volta immessi nella camera i rifiuti bruciano automaticamente». Il comburente, puntualizza, «serve solo al momento dell’accensione. A chi ci visita spieghiamo sempre che il momento più importante è la miscelazione nella fossa dei rifiuti. Dove vengono anche tritati gli oggetti più grossi così da avere sempre una temperatura costante ed elevata nel forno».
Il fatto che la plastica non sia vitale per il termovalorizzatore è un buon argomento per continuare sulla via del riciclaggio o della raccolta separata: «Notiamo - dice Daniele Polli di Okkio - che i comuni più vicini al termovalorizzatore sono più sensibili. Ad esempio Bellinzona ha introdotto la raccolta della plastica mista con sacco a pagamento e funziona benissimo. Ma anche Lugano, per quanto ne so, intende procedere a passi. Dapprima raccogliendo la plastica dura. Che più facilmente può essere condotta al riciclo». Non tutta la plastica è infatti uguale, ma questo è un altro tema.
La Divisione Spazi Urbani: «Il risultato della separazione delle plastiche a livello ambientale è quantomeno dubbio»
«Non è corretto affermare che la città di Lugano non spinga sul tema» è la replica dell'ingegner Roberto Bianchi. Il direttore della Divisione Spazi Urbani contesta il fatto che Lugano faccia poco per diminuire la plastica nei rifiuti: «Diciamo piuttosto che la nostra posizione in merito alla separazione delle plastiche ricalca le indicazioni dell'Ufficio federale dell'ambiente, riprese anche dall'Ufficio cantonale dei rifiuti. Riteniamo scorretto separare per separare, mentre troviamo sia giusto separare per riciclare. Le plastiche miste hanno un grado di riciclaggio globale troppo basso e molto del materiale separato finisce comunque incenerito, ma solo dopo aver subito diverse manipolazioni e diversi trasporti. Anche il materiale riciclato solo in parte permette un riciclaggio di qualità, con la produzione di plastiche simili al materiale d'origine (recycling), mentre una parte viene sì riutilizzata, ma per prodotti di altro tipo e di scarsa qualità (downcycling). Il risultato globale a livello ambientale è quanto meno dubbio. Se poi il materiale finisce all'estero, pur con la massima fiducia verso paesi terzi, non è possibile escludere l'eventualità che una parte sfugga al controllo e venga smaltita in modo non conforme, senza impatti ambientali anche gravi».
«Tuttavia - continua Bianchi - la Città segue con interesse l'evoluzione delle esperienze in tal senso ed è pronta a adottare nuove strategie, non appena sia dimostrata la sostenibilità ecologica, e almeno in parte anche economica, delle stesse. Prova ne è che dal 1. gennaio 2020 in tutti gli ecocentri cittadini verrà introdotta, quale progetto pilota, la raccolta separata dei flaconi in PE e in PE-HD, così come attualmente avviene nei commerci della grande distribuzione. In questo caso siamo certi che con un materiale unico di qualità ineccepibile sia possibile produrre, possibilmente in Svizzera, plastiche di pari qualità. Tale operazione, che permette ai cittadini un'ulteriore separazione e quindi la riduzione del volume dei propri rifiuti solidi urbani, ha comunque un costo non indifferente e certamente maggiore rispetto all'incenerimento presso il termovalorizzatore. La Città ritiene però positivo offrire alla popolazione un servizio ulteriormente ampliato e a favore dell'ambiente».
Ma non è il solo progetto pilota, un secondo prenderà avvio sempre a gennaio. «Nei cinque principali ecocentri - spiega il direttore della Divisione Spazi Urbani - verrà infatti introdotta la raccolta degli scarti organici da cucina, che consegnati a una ditta specializzata, alimenteranno un impianto di produzione di biogas».