In Ticino la Procura indaga su una serie di presunti abusi sui prestiti garantiti dalla Confederazione
Un arresto, e verifiche a tappeto su tutte le pratiche. Le autorità non fanno sconti: possibile inasprimento delle pene
LUGANO - Carte false per ottenere i crediti Covid. In Ticino sono dieci finora i procedimenti aperti dalla Procura contro altrettanti presunti "furbetti", che avrebbero approfittato dell'epidemia per intascare soldi indebitamente.
A renderlo noto è il Consiglio di Stato, in risposta a un'interrogazione del deputato Tiziano Galeazzi (Udc). «Il segreto istruttorio - si legge nel testo - non permette di fornire ulteriori indicazioni in merito». Il governo precisa che l'Ufficio di registro di commercio, nel verificare la correttezza delle domande, ha «soltanto un potere limitato».
In almeno un caso gli accertamenti giudiziari hanno portato all'arresto dell'indagato. Settimana scorsa è finito in manette un 47enne italiano residente nel Luganese, accusato di avere utilizzato «per spese personali» circa 600mila franchi ottenuti come prestito d'impresa.
I "furbetti" sono tuttavia un'esigua minoranza (almeno quelli finiti sotto inchiesta). Nel complesso, infatti, in Ticino sono stati erogati 1 miliardo e 203 milioni di franchi in crediti Covid, per un totale di 9774 prestiti concessi ad altrettante imprese, a fine maggio. La maggior parte delle richieste - ha precisato il Consiglio di Stato - sono arrivate da imprese con meno di 10 dipendenti. I settori più interessati sono il commercio (22 per cento), l'edilizia (17 per cento), artigianato (13 per cento) e turismo (11 per cento).
Il Cantone, si legge, «procederà a un controllo sistematico dei crediti concessi, collegandoli ai dati sull'imposta sul valore aggiunto e altri dati». A livello federale, intanto, si sta valutando un inasprimento delle sanzioni.