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CANTONE«Siate aperti, come una mano»

08.10.20 - 11:21
L'appello agli studenti della filosofa Francesca Rigotti. Mentre in Ticino arrivano nuove chiusure
tipress
«Siate aperti, come una mano»
L'appello agli studenti della filosofa Francesca Rigotti. Mentre in Ticino arrivano nuove chiusure

LUGANO - «Siate come la mano che si apre». È l'appello rivolto agli studenti dalla filosofa Francesca Rigotti, ieri a Lugano, nel ricevere uno dei più importanti riconoscimenti nel mondo della cultura svizzero-italiana. 

Uno "stay hungry, stay foolish" applicato al Ticino, ai tempi dell'emergenza che non finisce mai. Docente dell'Usi da oltre vent'anni, già visiting fellow a Princeton e professoressa a Zurigo e Göttingen, Rigotti è stata premiata dalla Fondazione del Centenario della Bsi «per il suo lavoro in ambito filosofico» e «per il suo impegno nell’incrementare le relazioni di amicizia e di scambio culturale tra la Svizzera e l’Italia». 

Relazioni già complesse di per sé, e complicate ulteriormente dalla situazione sanitaria. Durante la cerimonia - svoltasi in forma privata, per via delle restrizioni anti-Covid - Rigotti ha evocato i suoi allievi assenti. «Nell'ultimo periodo non li ho più visti di persona e ho potuto soltanto pensarli con la forza dell'immaginazione, così come sono sempre, giovani e belli» ha dichiarato. «Li ho immaginati comunicare solo per via digitale e perdersi le cose interessanti della vita» che per la filosofa sono «l’incontro con gli altri, la relazione, lo scambio, l’amicizia, l’amore, ma anche lo scontro, il conflitto, l’ostilità». 

Le relazioni a distanza non piacciono a Rigotti. Preferisce il contatto: quello tra Italia e Ticino, dove «le differenze si appianano e le somiglianze si accentuano» anche grazie «ai paesaggi tanto simili, di montagna e di lago, alla comune lingua italiana e ai dialetti». Su tutti incombe una minaccia, avverte la filosofa, come sui rapporti umani.

«Siate come la mano che si apre - ha detto durante la cerimonia - Siate aperti. Siate disposti ad accogliere, senza pregiudizi e differenze. È quello che è successo a me entrando in contatto con questi luoghi e con le persone che li abitano». 

E l'appello sembra rivolto al mondo interno, mentre - in queste stesse ore - le nubi del lockdown tornano fosche all'orizzonte. «Io aperto le mani e me le sono trovate ricolme. Sappiate però anche chiuderle, come in una stretta di mano. Sappiate capire gli eccessi e imparate a evitarli. Mantenete sempre un piccolo grano della vostra identità, sempre pronti a impastarlo con i grani delle altre identità ma anche a distinguerlo, a riconoscerlo e a preservarlo».

 

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