Nella notte del 10 ottobre le FFS hanno svolto un’esercitazione di salvataggio in caso di emergenza.
L’esercitazione si è svolta nel migliore dei modi.
LUGANO - Sabato notte circa 200 forze d’intervento e quasi 300 comparse provenienti da tutta la Svizzera e dai Paesi confinanti si sono esercitate nell’evacuazione e nell’autosalvataggio dalla galleria di base del Monte Ceneri. Il punto focale dell’esercitazione di salvataggio «Sarè» era la verifica delle operazioni di salvataggio all’interno e all’esterno della galleria. Daniel Schlup, responsabile di progetto e dell’esercitazione delle FFS, spiega come si è svolta.
Dopo le grandi esercitazioni di salvataggio nella galleria di base del San Gottardo siamo passati al Ceneri, il fratello minore. Com’è andata?
«L’esercitazione si è svolta nel migliore dei modi e senza incidenti, il che per noi è di grande importanza. Le FFS hanno dimostrato che in caso di evento le procedure di allarme e di salvataggio nella galleria di base del Monte Ceneri funzionano sia a livello teorico che pratico. Le condizioni date dall’Ufficio federale dei trasporti (UFT) sono state rispettate e il traffico misto della lunga percorrenza, del traffico regionale e del traffico merci può partire, come pianificato, da lunedì 12 ottobre. Inizia così la fase 3 dell’esercizio di prova, durante la quale si continuerà a testare il traffico nella nuova galleria. Nei mesi a venire dovremo lavorare sulle restanti condizioni e attuare misure di miglioramento. Questo è quanto faremo d’ora in avanti».
Che influsso hanno avuto gli sviluppi legati al coronavirus?
«Sono contento che siamo riusciti a esercitarci per l’emergenza nonostante le condizioni disagevoli. L’esercitazione di salvataggio era stata originariamente pianificata per giugno, ma a causa del coronavirus abbiamo dovuto rinviarla: questo ha richiesto una ripianificazione completa e un notevole lavoro supplementare. Fra l’altro abbiamo dovuto anche elaborare un piano di protezione per il coronavirus. Lo sforzo è stato ricompensato e vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti per il loro grande impegno».
Come sono state messe in atto le misure legate al coronavirus?
«Svolgere l’esercitazione nelle condizioni attuali è stata una grande sfida. La priorità era la protezione di tutti i partecipanti. Le misure di protezione includevano l’obbligo generale della mascherina durante l’esercitazione, il rispetto delle distanze e delle norme igieniche e la misurazione della febbre al momento del check-in. Tutti i partecipanti si sono attenuti alle misure in modo esemplare. Abbiamo elaborato il piano di protezione completo in conformità con le attuali disposizioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica e del Cantone Ticino e lo attuiamo insieme a Sicurezza sul lavoro e tutela della salute (AGS) e in stretto accordo con il Chief Medical Officer delle FFS».
A cosa serve un’esercitazione di salvataggio? Che cosa riguarda esattamente?
«Prima di ciascuna messa in esercizio, le FFS devono dimostrare che i processi e le procedure elaborati nel piano di sicurezza funzionano in caso di emergenza. La sicurezza è la massima priorità delle FFS. In tal senso, è decisiva la collaborazione delle forze d’intervento interne ed esterne. Solo quando tutti i processi funzionano in modo fluido possiamo rispettare, ad esempio, i tempi di soccorso. Occorre testare inoltre la comunicazione fra la centrale d’esercizio di Pollegio e le organizzazioni di soccorso del Cantone Ticino, gli annunci con altoparlante nel treno e la segnaletica nella galleria».
Chi è stato coinvolto nell’esercitazione?
«Hanno preso parte all’esercitazione circa 200 persone in totale, inclusi i rappresentanti delle organizzazioni di soccorso del Cantone Ticino (pompieri, servizi sanitari e polizia). Hanno partecipato anche la protezione civile e la scuola sanitaria di Airolo. Per quanto riguarda le FFS erano coinvolti il settore Interventi, la Polizia dei trasporti, l’intera organizzazione d’esercizio (CE Sud) e la Gestione delle emergenze e delle crisi delle FFS, inclusi circa 20 osservatori che hanno documentato l’esercitazione di salvataggio. Più della metà delle quasi 300 comparse proveniva dal Ticino e dall’Italia, le altre arrivavano dalla Svizzera tedesca e dalla Germania. In questo modo abbiamo potuto soddisfare un altro requisito importante, perché è necessario garantire anche gli annunci e la segnaletica in più lingue».
Che cosa differenzia il Ceneri dalla galleria di base del San Gottardo? In cosa consistono le sfide?
«Diversamente da quanto avviene nella galleria di base del San Gottardo, nel Ceneri vengono impiegati treni TILO non accompagnati (ovvero senza agenti del treno a bordo) nel traffico regionale. Nel piano di sicurezza è pertanto previsto il cosiddetto autosalvataggio. In un treno regionale non accompagnato, i viaggiatori non sono guidati e indirizzati da un capotreno: devono seguire autonomamente le istruzioni fornite dagli annunci nel treno, oltre alla segnaletica nella galleria, e cercare la zona di sicurezza più vicina».