Dalla soffitta di una lettrice spunta il volantino del 1918 con le indicazioni dell'allora Dipartimento cantonale igiene
«Riducete la frequentazione delle osterie. Curate la pulizia personale, cambiate i fazzoletti, tralasciate l’abituale stretta di mano. Chi ha in casa ammalati, limiti le relazioni».
BELLINZONA - Ci separano 102 anni. Il protagonista è diverso, ma non mancano le analogie. Allora era l’influenza spagnola, oggi è il Covid-19. Guardare le immagini dell’epoca fa quasi impressione: persone con la mascherina e distanziate tra di loro, letti degli ospedali completamente occupati. Foto in bianco e nero così lontane dai selfie di oggi con mascherine colorate e glitterate, eppure così vicine.
Stop a cinema, scuole, teatri e mercati - L’influenza spagnola fu la prima pandemia “moderna” causata da un virus del sottotipo A/H1N1. Tra il 1918 e il 1919, nel corso di tre ondate, uccise tra 50 e 100 milioni di persone. In Svizzera le stime ufficiali parlano di 660’000 contagi, ma per gli esperti furono almeno 2 milioni, più della metà della popolazione di quel periodo. Ne morirono quasi 25’000. E se le immagini di cento anni fa sembrano d’un tratto più vicine, si può fare un confronto anche con le misure attuate per limitare i contagi. Nel luglio del 1918 il Consiglio federale - che aveva pieni poteri dallo scoppio della guerra - delegò ai Cantoni il diritto di vietare assembramenti e manifestazioni. Si chiusero scuole, cinema, teatri e mercati. I pazienti negli ospedali vennero isolati e le autorità sanitarie cantonali invitate a segnalarli.
Il volantino del 1918 - In Ticino il “Servizio igiene” dell’allora Dipartimento cantonale igiene e lavoro emanò delle raccomandazioni alla popolazione sulle misure di prevenzione. Misure che sono rispuntate nei giorni scorsi su un volantino trovato nella soffitta di famiglia da una nostra lettrice. E che ricordano molto le campagne di sensibilizzazione viste negli ultimi otto mesi. «Concittadini!», inizia il flyer, con il titolo “Grippe” a caratteri cubitali. Seguono dodici norme pensate affinché tutti “contribuissero alla lotta contro la maligna epidemia”. Si parte con la vita sociale: “Riducete la frequentazione delle osterie al minimo possibile, evitate teatri, kursaal, cinematografi, ristoranti, caffè e concerti”. Una sorta del nostro “restate a casa”, accompagnata dall’elenco delle strutture e le attività vietate durante il lockdown. Seguono misure pratiche: “Curate la più rigorosa e minuta pulizia personale, cambiate frequentemente i fazzoletti, tralasciate l’abituale stretta di mano”. Nulla di diverso dai nostri “lavatevi e disinfettatevi frequentemente le mani, gettate i fazzoletti in cestini chiusi, salutatevi con il gomito o un cenno della mano”. Poi, le indicazioni su quarantena e isolamento di inizio XX secolo: “Chi ha in casa ammalati, limiti le relazioni. Isolateli, curateli e tratteneteli all’interno. Rimanete in casa alla minima indisposizione e passate un periodo sufficientemente lungo di convalescenza”.
«Non è più solo sui libri di storia» - Anche il direttore della Divisione della salute pubblica, Paolo Bianchi, è stupito nel vedere il flyer realizzato dai suoi “predecessori” di un secolo fa. «Quando abbiamo commemorato i 100 anni dall’influenza spagnola, guardavamo a quel periodo con una certa “supponenza”. Una situazione post guerra, un altro livello di assistenza sanitaria. Invece - commenta l’avvocato -, con cento anni di progresso alle spalle ci troviamo nel pieno di una pandemia anche noi, con similitudini impressionanti». Se «la nostra generazione prima guardava a quella pandemia come un evento storico, confinato sui libri, ora non è più così». E quello che fa più riflettere, di nuovo, è che «nel frattempo non sono stati scoperti rimedi miracolosi, mentre il comportamento dei singoli ha dimostrato ancora oggi di fare la differenza». Ecco perché ora come allora le autorità sanitarie puntano sulla sensibilizzazione e sulle norme da rispettare, presenti sul volantino del 1918 così come negli slogan attuali. E anche per il futuro si può imparare qualcosa: «Magari la mascherina che fino allo scorso anno sembrava essere prerogativa dei paesi asiatici potrà continuare a servire, in futuro, come prevenzione - aggiunge Paolo Bianchi -. Penso ad esempio sui mezzi pubblici da parte di utenti con lievi sintomi influenzali».
Diffidate dai rimedi miracolosi - Infine, già nel 1918 il Dipartimento cantonale d’igiene e lavoro avvertita la popolazione a “guardarsi dagli innumerevoli sedicenti mezzi preservativi alla grippe”. Sui giornali comparvero infatti inserzioni tipo “è ormai accertato che le bevande alcooliche sono fra i migliori rimedi preventivi. Bevete una birra fresca o un vero cognac francese”. O si pubblicizzavano “soluzioni disinfettanti per gargarismi e inalazioni”, “saponi all’acido fenico”. «Niente di lontano dalle attuali fake news, l’utilizzo dei test rapidi non certificati o i rimedi “miracolosi” come l’Echinaforce - conclude il direttore della Divisione della salute pubblica -. Le disposizioni delle autorità a volte vengono anche criticate e biasimate. E si può disquisire, ma tutto dipende da quanto il comportamento corretto è entrato nella testa e nelle abitudini della gente. È questo a fare la differenza».