HotellerieSuisse chiede al Consiglio di Stato un piano di aiuti imminente, per arrivare a Pasqua e ripartire
BELLINZONA - «Non sono da escludere un aumento dei licenziamenti ed eventuali chiusure prolungate di strutture ricettive. La chiara visione di un turismo molto debole dei prossimi mesi non permette agli alberghi di poter far fronte ai costi fissi, cresce la possibilità di chiusure fino a Pasqua e una diminuzione di posti di lavoro». È l'allarme lanciato oggi da HotellerieSuisse, che si rivolge al Consiglio di Stato ticinese.
La decretata chiusura di ristoranti e bar a partire dal 22 dicembre e per un mese, decisa dal Consiglio federale per contenere la diffusione del coronavirus, ha portato a «un'ondata di annullazioni» da parte di chi prevedeva di trascorrere gli ultimi giorni di questo anno in Ticino. Una decisione «comprensibile» secondo HotellerieSuisse, «perché là dove non ci sia la possibilità di consumare nemmeno un caffè durante tutto l’arco del giorno, qualsiasi destinazione perde così inesorabilmente di attrattività».
Il settore si rivolge quindi al Governo per chiedere «un piano di aiuti imminente», per permettere alle strutture alberghiere «di far fronte ai
propri costi fissi - che vanno dal pagamento al 100% degli oneri sociali, agli affitti e agli oneri bancari - entro il mese di marzo 2021 e, soprattutto, di mantenere in attività quel personale formato per i nostri alberghi che oggi si ritrova smarrito, senza certezze per il futuro».
HotellerieSuisse ha chiesto al Consiglio di Stato un incontro, che possa anche essere virtuale, «per valutare insieme le possibili strade da percorrere, seguendo la via di aiuti e/o finanziamenti a fondo perso, oppure secondo loro strategie».