Ci hanno sperato fino all'ultimo, ma devono abbassare le serrande. Federcommercio: «Fiduciosi». Gastroticino furiosa
Sommaruga: «Anche la popolazione faccia la sua parte». Suter prevede «conseguenze a cascata» e invoca «aiuti immediati»
LUGANO - Alla fine, la batosta è arrivata. E c'è chi la prende bene (o meno male) e chi malissimo. Per i negozianti la speranza di scampare alla serrata «è rimasta fino all'ultimo» commenta la presidente di Federcommercio Lorenza Sommaruga. «Purtroppo è andata diversamente». Più avvelenata la reazione di Gastroticino.
Ora per l'associazione di categoria dei commercianti «è vitale la tempistica e la prontezza con cui verranno forniti gli aiuti» prosegue Sommaruga. Il settore «già prima era in difficoltà» e una seconda chiusura «potrebbe mettere in ginocchio molte aziende». Non tutti hanno ricevuto lo stesso trattamento: oltre ai negozi alimentari, anche quelli di riparazioni, di telefonia, di fiori, hobbistica e giardinaggio (qui l'elenco completo) potranno rimanere aperti.
Cala invece il sipario - momentaneamente - sui negozi di abbigliamento, oggettistica, gioielli, arredamento, elettronica per citarne alcuni. Comparti a cui resta la consolazione è averla scampata fino a Natale: un salvagente «importantissimo» che «per lo meno ci ha dato un po' di fiato per i prossimi mesi» concede Sommaruga. Senza le sovvenzioni pubbliche, però, il rischio è che molte serrande restino abbassate anche dopo la fine del lockdown. «Abbiamo dovuto fare ordinazioni per San Valentino e per il periodo primaverile, certo senza esagerare, ma per i commercianti è inevitabile esporsi».
Ora tutto sta negli aiuti disposti da Berna. «Siamo fiduciosi, abbiamo visto già durante il primo lockdown attivarsi in modo tempestivo il sistema degli aiuti. Certo, noi abbiamo fatto la nostra parte, e speriamo che anche la popolazione si comporti in modo responsabile. Altrimenti, non finirà mai».
A prenderla con meno filosofia sono i ristoratori. Già stremati da settimane di fermo, hanno visto realizzarsi un incubo preannunciato. «Mi chiedo:
ma noi chi siamo?» tuona su Facebook il presidente Massimo Suter. «Noi siamo il motore del turismo gastronomico, ambasciatori dell’agricoltura, facciamo formazione e veniamo lasciati morire senza estrema unzione».
Per il portavoce della ristorazione «le limitazioni avranno effetti a cascata» ed urge «un adeguato e immediato sostegno economico» lungo tutta la filiera. Il vice-presidente di GastroSuisse chiude il suo post con una stoccata a «voi che credete che siamo solo piangine» invitando all'immedesimazione nel «dramma quotidiano» dei ristoratori.