Tra assembramenti e clienti che mangiano sul posto non tutti i ristoratori rispettano le direttive anti Covid
Il Servizio autorizzazioni della Polizia cantonale nell'ultimo mese ha effettuato 196 controlli e in 52 casi sono state riscontrate delle irregolarità, in particolare negli esercizi pubblici riconvertiti al cibo da asporto. Il presidente di GastroTicino: «Chi inizia da zero fa più fatica»
LUGANO - Il take away per molti ristoratori è un territorio nuovo e come in tutte le terre incognite c’è chi si spinge troppo in là. E allora, un po’ sceriffo e un po’ guida, tocca al Servizio autorizzazioni della Polizia cantonale intervenire. Di recente ha creato malumore nel settore l’iniziativa di un’azienda di catering di Lugano che nella propria cucina serviva raffinati menu al tavolo. Nel frattempo, riconosciuta la forzatura, sono saggiamente tornati al servizio a domicilio.
I controlli e le irregolarità - Ma è attorno al take away, il servizio di cibo da asporto, che si riscontra qualche problema di troppo. Tanto che nell’ultimo mese, dal 16 dicembre al 19 gennaio, il Servizio autorizzazioni ha riscontrato 52 irregolarità nel concetto di protezione Covid su 196 esercizi pubblici (bar, ristoranti) controllati (in pratica un locale su quattro ispezionato). Dal 22 dicembre, ricordiamo, la ristorazione classica è chiusa al pubblico.
Punto dolente gli assembramenti - «Durante questo periodo di chiusura - informa il servizio stampa della polizia - sono state riscontrate alcune irregolarità in particolare nell’esercizio delle strutture riconvertite a take away». Di che tipo? «In alcuni casi si è trattato di violazioni involontarie legate alle nuove modalità, in altri si è rilevata una volontà di non rispetto delle normative, in particolar modo nell’evitare assembramenti all’esterno dei locali, permettendo ai clienti di restare a consumare nelle immediate vicinanze». Proprio perché ne va di mezzo la salute dei cittadini si tratta di violazioni che vengono soppesate dal Ministero Pubblico che, se del caso, può procedere con sanzioni penali. Le misure amministrative sono invece di competenza dell’Ufficio del Medico cantonale.
La fatica degli esordienti - Nella notte della ristorazione il take away rimane una pista battuta da una minoranza. «Chi lo ha sempre fatto oggi ha terreno un po’ più facile poiché ha già la propria clientela, chi ha iniziato da zero fa ovviamente fatica. Per molti è comunque un riempire le giornate» osserva Massimo Suter, presidente di GastroTicino. «Tante volte è il gerente stesso che lo fa per tenersi occupato. Solo per tenere impiegato il personale non vale la pena. Prevale il lavoro ridotto». I conti, aggiunge, «è più facile che tornino nei centri cittadini dove la frequenza di clientela è più elevata». Suter non punta il dito contro il catering che si è fatto ristorante: «Ha dato un po’ fastidio perché era al limite e anche oltre la legalità. Ma non ingigantiamo l’episodio. C’era volontà di lavorare ed è andato un po’ lungo». Infine parliamo degli ospedali che si svuotano, ma le riaperture di bar e ristoranti non sono all’orizzonte (lo stop fissato da Berna scade a fine febbraio): «Al momento attuale non è argomento. Occorre attendere che il calo dei contagi trovi altre conferme nelle prossime settimane» conclude Suter.