Il dramma di un 50enne che non riesce a reinserirsi nel mercato del lavoro. Ecco a cosa va incontro tutti i giorni.
Politica sotto accusa. Il consigliere nazionale Marco Romano: «Tante aziende oggi sono sensibili». Matteo Pronzini, parlamentare ticinese: «Tutto marcio. Abbiamo un obbligo morale verso questa gente».
BELLINZONA - Se già prima perdere il lavoro dopo i 45 anni era un problema, con la pandemia la situazione è letteralmente precipitata. Proposte di salario da fame. Bandi di concorso pro forma, coi posti già prenotati. Favoritismi nei confronti di chi ha agganci politici o conoscenze. Tio/20Minuti ha affrontato la questione con Enrico (il vero nome è noto alla redazione), 50 anni tondi tondi e due lauree in tasca. È senza lavoro da oltre due anni e presto gli scadrà anche la disoccupazione.
Fermo al palo – Ticinese doc, con una lunghissima esperienza sul campo nel ramo ingegneristico, oltre che con fior di diplomi. Nonostante le sue circa 15-20 ricerche di lavoro al mese, Enrico è tristemente fermo al palo da metà 2018. A un certo punto sembrava fatta per un posto dirigenziale in una grande azienda. «Ma – ricorda – è subentrato il Covid-19 e l’impresa si è trovata costretta a tagliare per non affondare».
Il dumping è realtà – Il presente è fatto di piccole grandi frustrazioni quotidiane. «A livello ticinese i privati speculano tantissimo sui salari. Se sei italiano, sei favorito. E la colpa non è degli italiani, lo dico subito. Il dumping salariale io lo vivo sulla mia pelle, con le proposte mostruose che mi fanno. A volte dovrei accettare di prendere oltre il 50% della paga in meno che mi spetterebbe. I miei potenziali datori di lavoro sono spaventati anche dalla mia esperienza e dal fatto che a livello di contributi costerei di più».
Quei contratti precari – Di recente il 50enne ha vissuto l'ennesima delusione. «Mi sono arrabbiato molto. Una ditta italiana situata nel Sottoceneri voleva assumermi solo con un contratto temporaneo. Questa gente ti tiene 2-3 mesi e poi ti lascia a casa. E va avanti così. Molte aziende private a cui ho scritto non mi hanno mai nemmeno dato risposta. Poi qualche mese dopo, mi informo e mi rendo conto che hanno assunto un italiano che costa la metà».
Nel settore pubblico... – Nei settori pubblico o para pubblico le cose, stando al nostro interlocutore, non sembrano andare meglio. «Il Cantone sempre più spesso assume gente che ha già un posto di lavoro, non i disoccupati. Fino a qualche anno fa c’era l’obbligo di dare la precedenza ai senza impiego».
Amicizie e raccomandazioni – Ma non è l’unica difficoltà. «Spesso nel settore para pubblico si assumono persone perché sono “amiche di”, pur non avendo neanche le qualifiche necessarie. Di recente io avevo fatto tutta la trafila per un bel posto. Verso la fine c’è stata l’irruzione di un noto politico ticinese che ha piazzato lì suo figlio. Senza passare dal concorso».
Posti che hanno già un destinatario – In un’altra occasione ancora, secondo il nostro testimone, il posto da direttore sembra già assicurato a un politico che già sedeva nel consiglio d’amministrazione. «Tanti concorsi li fanno solo pro forma. Si scopre sempre dopo che i posti hanno già un destinatario. Per questo genere di concorso bisognerebbe inviare la documentazione con una raccomandata. In modo da essere tracciati. Così non è».
Oltre Gottardo si parla quasi solo tedesco – Enrico sarebbe disposto anche ad andare oltre Gottardo. E questo nonostante abbia la moglie e i genitori anziani in Ticino. «Ormai qui non trovo nulla. Anche nel resto della Svizzera faccio fatica. Il problema è che si punta molto sui tedescofoni. Nei bandi di concorso, sempre pro forma, si scrive che si dà la precedenza a italofoni e francofoni. Eppure la maggior parte degli assunti è svizzero tedesca. Non c’è davvero modo di mettere piede in certi ambienti. Sia nel pubblico, sia nel privato».
Sperando che a Berna qualcuno si interessi – Il 50enne è sconsolato. Ci mostra tutte le candidature inviate a destra e a sinistra. «Io non so più dove sbattere la testa. Vorrei che queste informazioni arrivassero a Berna. Mi piacerebbe che la politica facesse qualcosa di concreto per salvare il lavoro in Ticino, e non solo. Sono preoccupato. Non è normale che con tutto quello che ho investito, oggi io mi senta mancare la terra sotto i piedi».
«Una problematica reale» – «Mi confronto tutti i giorni con situazioni del genere – sostiene il consigliere nazionale PPD Marco Romano –. La questione degli over 50 preoccupa tutta la Svizzera. La Segreteria di Stato dell’Economia (Seco) sta dando mezzi finanziari ai Cantoni per costruire percorsi di sostegno per gli over 50. Bisogna anche sapersi riciclare. La flessibilità è importante».
Aziende con un atteggiamento discutibile – Un 50enne, nonostante costi di più, può dare garanzie che altri non possono dare. Ha una visione diversa rispetto a un 30enne. «Professionalmente mi occupo anche di questo – riprende Romano –. Vediamo sempre di più che là dove si riescono a costruire dei percorsi individualizzati si aprono opportunità concrete. È vero che in Ticino ci sono delle distorsioni del mercato del lavoro. Ci sono aziende che verso gli over 50, ma anche verso i giovani, stanno avendo un atteggiamento di scarsa responsabilità».
La sensibilizzazione è importante – Il consigliere nazionale ritiene fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica. «Un mercato del lavoro non sano influenza tutto il tessuto sociale. In questo momento specifico il problema è anche che alcuni settori sono quasi fermi. Posso dire che da qualche anno ci sono imprenditori ticinesi che stanno recependo il messaggio».
«È un mondo tutto marcio» – Non è dello stesso avviso Matteo Pronzini, granconsigliere ticinese per il Movimento per il socialismo (MPS): «Il mercato del lavoro è come una mela. La buccia esterna regge. L’interno è tutto marcio. A 15 anni dalla liberalizzazione del mercato del lavoro, abbiamo situazioni come quella descritta. Non ci sono più regole. Non ci sono controlli. Oggi il potere di chi assume è completo purtroppo».
«Salario minimo indegno» – Al peggio, stando a Pronzini, non c’è mai limite. «Più si va avanti più ci sono persone alla ricerca di lavoro. Questi 50enni aumentano. C’è sempre più gente che cerca un impiego tramite le agenzie temporanee. L’esercito dei precari continua a crescere. E così il mercato del lavoro sta crollando. Nel terziario i contratti collettivi sono pochi. Dove ci sono, i limiti sono bassi. Vogliamo parlare dell’infausta decisione del Gran consiglio ticinese d'introdurre un salario minimo di 3.300 franchi? È un salario indegno. Siamo in una situazione pessima. E lo Stato non fa nulla».
«Evitiamo l’umiliazione a queste persone» – L’Mps qualche anno fa aveva proposto d'introdurre indennità di disoccupazione supplementari per i lavoratori ultra 50enni. Invano. «Lo Stato e i Comuni dovrebbero comunque garantire a queste persone un’attività. Abbiamo un obbligo morale, come società, di fare in modo che questa gente non venga umiliata».