Lo sfogo di un giovane impiegato di logistica ticinese che da due anni non riesce a uscire dal tunnel dei senza lavoro
I giovani che hanno bisogno di una prestazione assistenziale per vivere sono da un decennio percentualmente stabili. Ma di fatto, nei numeri, sono raddoppiati.
LUGANO - Da un decennio i giovani in assistenza in Ticino sono stabili attorno al 12-15%. Nel frattempo però il dato complessivo è quasi raddoppiato, passando da 4'378 (31 dicembre 2009) a 7'857 (31 marzo 2021). Sempre l'ultimo rilevamento, fornitoci dalla Sezione del sostegno sociale, indica che nella fascia 18-35 anni ci sono 2.074 persone che vivono grazie a una prestazione assistenziale.
Anche Andrea s’è perso. O meglio, tra sei mesi, esaurito il diritto alla disoccupazione, il suo nome andrà ad ingrossare il numero dei giovani in assistenza. La sua è una storia di porte sbattute in faccia, una storia che vuole raccontare. «Ma non fate il mio vero nome. Mi raccomando. Questo è un cantone - dice convinto - dove chi si espone ne paga poi le conseguenze».
Inacidito dai rifiuti - E allora, purgata la sua vicenda dalle informazioni che lo renderebbero troppo identificabile, diamo la parola a questo 27enne, nato e cresciuto nella regione di Lugano: «Ticinese doc» puntualizza, parlando di sé come di un vino. E, ascoltandolo, al netto dello sfogo contro “i frontalieri che ci rubano il posto”, cerchi di capire le ragioni per cui il suo sangue è diventato aceto: «Mi sono diplomato nel 2019 al Centro professionale tecnico di Bellinzona con il massimo dei voti in applicazione e condotta. La mia rabbia è che, nonostante il mio Attestato federale di capacità come impiegato in logistica e tutti i miei sforzi, da due anni non riesco ad uscire dalla disoccupazione. E tra poco finirò nella rete dell’assistenza».
«Lei costa troppo!» - La logistica è una parola che abbraccia molti ambiti. Dall’approvvigionamento di materiali e prodotti vari allo smaltimento. Per capirsi diciamo che avrebbe titoli per fare il magazziniere. «E patenti - aggiunge - per i principali muletti. Da quello retrattile, al frontale, al carroponte…». Ma ad essere scaricato è sempre lui. Nei suoi due anni da disoccupato Andrea ha tempestato con oltre trecento lettere di candidatura l’economia privata. «Le risposte? Bellissimo libretto. Complimenti. Ma purtroppo siamo al completo. Più di una ditta, a voce, mi ha respinto dicendo che costo troppo perché abito qui. Non costo troppo, ma il giusto per vivere in Ticino». E poi, chiede già sapendo la risposta, «come mai quasi tutte le assunzioni vengono ormai effettuate solo tramite agenzia?».
Rifiutato anche per i rifiuti - Andrea ha tentato, contemporaneamente, la via del posto pubblico. «Ma non è andata meglio. Ho partecipato a decine di concorsi per il Cantone e vari Comuni. A Lugano non mi hanno preso nemmeno per pulire i marciapiedi o caricare i sacchi dei rifiuti sui camion. Lavori che sarei stato disposto a fare. Ma niente».
Il futuro? «Non lo vedo in Ticino» - Le troppe porte sbarrate lo hanno, come detto, inacidito e rinsaldato in convinzioni che diremmo di “destra”: «Ma non voto nemmeno più per l’Udc. Mi hanno deluso tutti. Perché un posto pubblico oggi in Ticino lo ottieni solo attraverso le conoscenze e i partiti. Gli interessi familiari e personali prevalgono così sulle persone che meritano». Una strada che non nega di aver battuto anche lui: «Ho chiesto aiuto anche io a qualche politico, ma ho solo ricevuto promesse». Tra sei mesi, rischia di passare dall’attestato federale di capacità a quello di assistenza: «In Ticino non vedo un futuro per me. Ho ancora delle forti ambizioni nella vita ma senza un lavoro sarà dura vedere una luce qui» dice amareggiato.